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Storia

DA AMBROGIO IN POI

PIETRO CARLETTI - 06/12/2024

Sant’Ambrogio scaccia gli Ariani. Chiesa di san Carlo a Negrentino (Svizzera)

Sant’Ambrogio scaccia gli Ariani. Chiesa di san Carlo a Negrentino (Svizzera)

L’origine più antica del Santuario del Sacro Monte di Varese è legata ad un magnifico, se non leggendario capitolo della vita di Sant’Ambrogio, protagonista di una lotta tenace, intorno al 381, contro gli eretici Ariani rifugiati nella zona prealpina sopra Varese.

Ambrogio si scontrò ben due volte contro gli infedeli, e li vinse grazie al sostegno della Vergine Maria, apparsa al vescovo prima della battaglia, come narra lo storico Cesare Tettamanti. Gli Ariani, però, non furono eliminati del tutto, se non dopo una seconda battaglia. Questa volta Ambrogio aspettò ad usare le armi e, benché la seconda apparizione della Vergine gli promettesse sicura vittoria, cercò di persuadere gli eretici invitandoli a partecipare alla Messa che celebrò sul monte. Il tentativo fu vano, si ripresero le armi e gli Ariani vennero definitivamente sconfitti. Sant’Ambrogio tornò nel 389 sul luogo della vittoria, dove già aveva fatto erigere una piccola cappella. Accompagnato da un seguito di sacerdoti e da San Simpliciano, espresse riconoscenza alla Madonna innalzando un altare con una statua della Vergine, inaugurando così il culto mariano sul monte sopra Varese.

Verità o leggenda? Dare risposte definitive è rischioso, ma se si pensa alla trasformazione di una montagna inospitale in uno dei più splendidi complessi architettonici prealpini, simbolo della devozione alla Vergine, vale la pena mantenere viva la tradizione del racconto e tentare di indagarla.

I più recenti scavi archeologici (2015) hanno consentito di capire che il Santuario è il prodotto di una serie di costruzioni e di demolizioni molto antiche, in particolare, il rinvenimento di un brandello di muro, traccia di un antico sacello, ci riporta indietro fra il V e VI secolo, documentando, secondo le notizie, un antico edificio di culto mariano oggi a noi ignoto.

Successivamente esso fu abbattuto per erigere una chiesa più grande (IX-X sec.) menzionata in un documento del 922, poi ampliata con la costruzione di una chiesa (1100) eretta al di sopra della preesistente, al fine di riutilizzarne il presbiterio come cripta. Dal 1472 al 1476, per volontà di Galeazzo Maria Sforza, l’edificio romanico venne ampliato e il presbiterio modificato in una nuova tribuna a tre absidi semicircolari. Va ricordato che il duca aveva ottimi rapporti con Varese, città politicamente stabile ed economicamente prospera, alleata di Milano e dei Visconti. È lecito pensare che Galeazzo Sforza, oltre a promuovere la ricostruzione, abbia donato al Sacro Monte un’opera d’arte, la Madonna lignea trecentesca, tutt’ora presente sull’altare del Santuario, con il proposito di rendere omaggio alla Vergine e di riconoscere con un segno prezioso il prestigio della comunità locale.

L’ultima grande e sorprendente trasformazione del XVII secolo conferì al Santuario l’aspetto attuale, conservando il suo antico legame con Maria. Esso diveniva uno dei monumenti più scintillanti della controriforma cattolica, edificato su un luogo di confine con la Svizzera, territorio di temute infiltrazioni eretiche, cui si abbinavano altri sacri monti, che ingemmavano le cime minori a ridosso delle Alpi da Crea ad Oropa, da Varallo a Orta, da Domodossola a Locarno, da Ossuccio a Cerveno.

Impresa colossale fu anche la costruzione della strada e delle cappelle con le figurazioni dei misteri del Rosario. Certo il concilio di Trento e l’attribuzione della vittoria cristiana a Lepanto grazie alla forza della preghiera alla Vergine giocarono un ruolo decisivo nella promozione del culto alla Madonna, ma per il Santuario, a quanto pare, significava anche continuare un’antica tradizione.

Come Sant’Ambrogio sconfisse gli Ariani grazie al sostegno della Vergine, così la Chiesa cattolica riformata erigeva una “Fabbrica del Rosario” contro l’eresia protestante in un luogo denso di significato.

Se è vero che ogni opera, tanto più d’arte, nasce per motivi precisi che hanno radici nella storia e con la storia è possibile, talvolta, riscoprirne il significato, anche la viva tradizione popolare, attira la nostra attenzione, e forse può suggerirci stimoli utili per scoprire nuove curiosità in futuro.

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