L’Avvento di Gesù non è solo un fatto personale che mi coinvolge in una relazione individuale: è un fatto collettivo, che riguarda anche la coscienza civile, i grandi problemi della città, del Paese, del mondo. Non possiamo sottrarci alle responsabilità civili, politiche che derivano dalla nostra fede.
Non a caso l’ingresso di Gesù in Gerusalemme è quello di un Re mansueto, portatore di pace. Nel racconto evangelico si specifica: il puledro offerto a Gesù non è un cavallo, cavalcatura guerresca, ma un asino, bestia da soma. E infatti questo Messia sopprimerà gli armamenti, i carri e i cavalli della guerra, spezzerà l’arco da guerra e annunzierà la pace a tutti i popoli.
Il progetto di Dio, il dono della sua pace, ha una dimensione sociale e politica ed esprime quegli atteggiamenti nuovi di un popolo che trasforma spade e lance in aratri e falci. È l’ideale concreto, storico di un’umanità che rinuncia alla guerra come mezzo di soluzione dei conflitti.
La venuta di Gesù nella sua città, Gerusalemme, sembra una grande festa di popolo. Eppure sappiamo che le acclamazioni festose presto si cambieranno in clamori ostili, anzi omicidi.
La prima venuta di Gesù nella città degli uomini non è segnata dall’accoglienza festosa. “Venne, infatti, nella sua casa e i suoi non lo accolsero” (Gv 1,11) e per lui “non c’era posto nell’albergo” (Lc 2,7). Indicazioni drammatiche di una chiusura ostile, di un rifiuto.
Per questo leggiamo nella lettera agli Ebrei che “Gesù patì fuori della porta della città” (13,12). La città non ha veramente accolto, anzi ha buttato fuori il Giusto, non ne ha compreso la parola.
Tra poche settimane, nell’incanto della notte santa, Gesù sarà accolto solo dai pastori, gente allora disprezzata e tenuta ai margini della città, mentre la città si coalizzerà per cancellarne la presenza.
C’è in questo venire di Gesù nella città e in questa sua esclusione dalla città un messaggio per noi e il nostro stile di credenti dentro la città. Bisogna saper amare la città, entrare e stare in essa intensamente partecipi, ma bisogna anche essere pronti ad uscirne: non per diventare estranei, ma per essere fedeli al Vangelo fino all’intransigenza. In Gesù Dio viene, viene nella città che non lo accoglierà perché chiusa alla parola della pace. Eppure c’è un Avvento anche per la città.
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