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Cultura

ITINERARIO GLORIOSO

SERGIO REDAELLI - 06/12/2024

guida-risorgimento-a-vareseChe cosa resta dell’epopea risorgimentale a Varese? Restano le lodi espresse da Garibaldi nelle sue Memorie e le accorate pagine di cronaca di Giuseppe Della Valle, resta il museo di Villa Mirabello gestito con vivacità da Serena Contini, qualche foro di cannone nel campanile di San Vittore e pochi luoghi superstiti. Molti altri sono andati perduti per l’incuria dei posteri, per la scarsa memoria storica e per i danni provocati dall’inconsulto sviluppo edilizio. Eppure Varese è città garibaldina per eccellenza. Sotto il profilo militare, la fama del Generale nacque con la battaglia di Luino il 15 agosto 1848 dopo il rientro dal Sud America e “ripartì” da Varese il 26 maggio 1859 con lo scontro di Biumo contro l’esercito austriaco del maresciallo Urban.

Lo documenta la bella Guida tascabile Varese itinerario risorgimentale realizzata da Albertina Galli De Maria per le scuole e i turisti. Il libretto – 44 pagine, stampato in cinquemila copie, distribuito gratuitamente dall’ufficio turistico di via Sacco – conduce il lettore dalla Villa Napoleonica dove Garibaldi mise il quartier generale nei giorni della battaglia alla casa in via San Martino dove prese alloggio, dal Lapidario di Palazzo Estense che ricorda i nomi dei tanti patrioti varesini, alla chiesa della Madonnina in Prato dove le donne di Varese diedero una mano ad erigere le barricate. Ma la Guida illustra anche tutto ciò che amministrazioni distratte hanno consentito sparisse, nel corso degli anni, dalle strade e dalle piazze di Varese.

Non è più visibile, per esempio, la Casa Merini che sorgeva a Biumo sul luogo della battaglia che costò la vita tra gli altri ad Ernesto Cairoli, oggi Largo Quattro Novembre. Fu demolita nel 1962. La stessa sorte è toccata alla chiesetta di San Cristoforo dove si tirarono i primi colpi di schioppo e furono adagiati morti e feriti, abbattuta già alla fine dell’800. Scomparso il Teatro Sociale in cui si radunarono gli spiriti liberi nel marzo del 1848 dopo l’insurrezione di Milano e che fu raso al suolo nel 1953 per fare spazio a un condominio; e si può soltanto immaginare la gran parte dell’oratorio di Biumo, il giardino e la fontana dove si abbeverò il cavallo di Garibaldi a villa Litta Modignani, nell’attuale piazza XXVI Maggio.

La Guida non ne parla perché esula giustamente dalle sue finalità, ma che dire delle dimenticanze delle amministrazioni secessioniste, quando i sindaci di Varese si facevano chiamare borgomastri e non sopportavano che si parlasse dell’Unità d’Italia? In quegli anni la collezione di fucili, pistole, baionette e palle di cannone dei Cacciatori delle Alpi, frutto di donazioni della Società di Mutuo Soccorso Militari in Congedo e di altre organizzazioni, fu “archiviata” come vecchia ferraglia in un deposito del Museo Archeologico; e le uniformi e i berretti dei legionari furono “nascosti” sotto naftalina antitarme in un armadio di sacrestia. Insomma, anziché esporre i cimeli garibaldini alla pubblica ammirazione, il Comune li teneva lontano dalla vista dei giovani.

Ecco perché la nuova utile e agile Guida di Albertina Galli De Maria, quasi a rimediare agli errori del passato, rivolge il proprio messaggio ideale alla gioventù di oggi, in particolare al mondo scolastico, proponendosi di accompagnarlo a scoprire l’itinerario risorgimentale della città. L’autrice, per anni docente di lettere all’istituto tecnico Daverio, appassionata d’arte, di storia e innamorata del territorio, è un’apprezzata guida turistica capace di spaziare dai gioielli architettonici del Sacro Monte alle chiese del ‘600, dal Risorgimento al ricco patrimonio Liberty varesino. “Purtroppo – osserva – l’edilizia civile spesso sacrifica i luoghi del passato perché deve fare spazio alle nuove idee che avanzano sulla città”.

“È accaduto durante il fascismo in piazza Porcari dove c’erano case affrescate del ‘400 rase al suolo per realizzare la nuova piazza Monte Grappa. Si è ripetuto con il teatro, con le tranvie, con le chiese minori. Molto è andato perduto. La Guida racconta ciò che è rimasto e non è escluso che sia la prima di una serie. Potrebbe servire, per esempio, una mappa toponomastica dei personaggi risorgimentali a cui le vie sono intestate, Cairoli, Morosini, Daverio, Adamoli, Arconati e i tanti eroi la cui memoria è legata a quel periodo. Il Risorgimento ha lottato per unire l’Italia, magari pensando con Cattaneo e Ferrari a un’Italia federale”. La Guida è nata per iniziativa dell’associazione Varese per l’Italia XXVI maggio 1859, presieduta da Luigi Barion, che firma la prefazione e ha curato la stampa (vareseperlitalia@libero.it).

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