(O) Sono rimasto sorpreso due volte dallo sciopero generale (?) della scorsa settimana. La prima dallo sciopero in quanto tale, un’arma di lotta estrema, quando diventa GENERALE ed è diretto, preventivamente, contro la legge di stabilità, quindi contro il governo. La seconda dalla mancata adesione della CISL e di altri sindacati autonomi, cioè non schierati politicamente. Ricorrere alla ‘arma atomica’ dello sciopero generale senza essere unitari tra sindacati sembra un errore anche tattico, a meno che non fosse proprio quello lo scopo, evidenziare una discordia all’interno del campo sindacale e cercare di guadagnarci consensi e tessere.
(S) Non vedo vincitori. Gli uni sono contenti dell’adesione numerica, gli altri ne evidenziano l’inutilità. Però la distanza tra le due ali del sindacato si è fatta notevole, gli uni incitano alla rivolta, gli altri propongono il dialogo come metodo. Sarà difficile ritrovare strategie comuni.
(C) Cerchiamo di capire, collocando la questione salariale in un contesto più ampio. Do per scontato che i salari in Italia sono mediamente troppo bassi e stanno per essere erosi ancora di più da un’inflazione reale maggiore di quella dichiarata, dal crescere di esigenze che creano consumi imprevisti ma divenuti necessari, penso alla mobilità, ma a sanità integrativa di quella nazionale, a costi dell’istruzione, al rincaro degli affitti, a loro volta spinti dal rincaro dei costi di costruzione e di manutenzione. Pensare di scaricare tutto ciò sulla finanza pubblica, invocando tassazioni aumentate, ancorché mirate su ceti ‘nemici’, in presenza di vincoli esterni, dovuti al debito pubblico, alle guerre, alla crisi climatica e all’esasperata lotta alla CO2, è davvero una scelta utile per i ceti rappresentati dai sindacati o è solo una tattica politica? Non sono abbastanza competente per definirlo da solo.
Per esempio Maurizio Sacconi scrive su Startmag: “Lo sciopero è un sacrificio. Ne deve valere la pena per obiettivi verosimili. Quando poi viene convocato per ragioni generali e generiche e perfino divide le confederazioni maggiori, è inevitabile che registri basse adesioni concorrendo a quella crisi della partecipazione democratica che abbiamo constatato nelle urne.” Questo non mi porta a dire che abbiano sbagliato le persone che vi hanno aderito, il disagio serpeggia non solo nel livello economico- salariale, si estende a quello dei servizi pubblici, alle nuove esigenze di formazione professionale, per non dire che quello che più preoccupa è la sensazione che il futuro non dipenda né dalle capacità e dalla volontà del singolo, né dal sistema produttivo italiano, ma da quello europeo, almeno.
(S) Quindi l’unica buona notizia viene, parzialmente, dall’UE, dove la pur risicata inclusione di Fitto nella Commissione, rappresenta un passo avanti per un allargamento del consenso all’area del centro-destra moderato ed europeista; sperando che le negatività emerse in socialisti e verdi siano passeggere. La lettera aperta del prof. Padoa Schioppa a Von der Leyen auspica una reciproca apertura tra pensiero laico e popolare-cristiano in vista della necessità assoluta di recuperare prospettive di pace nell’area, da secoli critica, che va dai Balcani al Caucaso e alla ‘Mezzaluna fertile’ che impropriamente chiamiamo Medio Oriente. Ma a me e un po’anche all’intervistatore, pare un progetto utopistico. Le proposte principali sono infatti: esercito europeo, fiscalità almeno in parte propria, abolizione del potere di veto di un singolo stato, disciplina dell’immigrazione. Sono proprio i temi che rischiano di far saltare anche il livello attuale dell’Unione.
(C) Forse bisogna cominciare dal basso, per arrivare a quelli, che sono i livelli alti della politica. Dal basso può voler dire avvicinare le famiglie sindacali e imprenditoriali, per arrivare poi a quelle politiche e culturali, che oggi invece sembrano divaricarsi. Però trovo importante che una personalità, direi sopra le parti, come Padoa Schioppa riconosca ampi meriti a Von der Leyen, perché significa riconoscerli implicitamente anche a Meloni, la prima, dopo tanti Presidenti del Consiglio, a volere un ruolo europeo importante per uno dei suoi migliori collaboratori, mentre molti predecessori hanno usato l’occasione come contentino per disfarsene.
(O) Mi avete rubato il mestiere di sognatore ad occhi aperti? In fondo mi accontentavo di porre un problema di realismo, chiedendo di non esportare nel campo sindacale l’irriducibile dualismo che tanto danno ha fatto nel campo politico; capisco però che nel mondo globalizzato tutto si tiene e che diventa necessario avere uno sguardo altrettanto globale.
(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante
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