Che ci sarà un effetto Trump in Europa sembra certo, ma quale sarà? È una questione che riguarda direttamente noi cittadini e la risposta è molto difficile anche per l’imprevedibilità del personaggio.
Per iniziare a ragionare su questa tema va intanto chiarito un fatto essenziale: la debolezza dell’UE in questo periodo (dopo le eccellenti misure anti-Covid) ha poco a che fare con la politica degli Stati Uniti e tanto, invece, con la crisi del tradizionale motore franco-tedesco e con “l’Italia ruota di scorta”: dichiarazione di Romano Prodi di qualche giorno fa.
Anche chi, come me, era favorevole al voto per Raffaele Fitto come uno dei sei vice presidenti della Commissione, ha ora motivo di preoccuparsi per un possibile scivolamento a destra che potrebbe, questo sì, essere incoraggiato da Trump.
Ci sono almeno tre complicati nodi che investono direttamente le relazioni fra Europa e Stati Uniti. Il primo è ovviamente la guerra di Putin in Ucraina che Trump ha dichiarato di poter risolvere in pochi giorni concedendo alla Russia alcune delle sue conquiste territoriali.
Per Antonio Polito, un commentatore che trovo sempre interessante anche quando magari dissento, “…non è però affatto detto che Trump abbandoni l’Ucraina al suo destino perché non è detto che tutto ciò sia nell’interesse del l’America come lui la intende”.
A questo proposito anche Lucio Caracciolo, uno dei più autorevoli analisti italiani di politica estera, afferma che “…la decisione sul negoziato di pace non può che avvenire con la partecipazione degli Stati Uniti”. E qui entra pienamente in gioco il ruolo della Nato per le garanzie da offrire all’Ucraina sulla sua “sicurezza futura” contro le ambizioni espansioniste della Russia.
Il secondo nodo intricato è proprio la Nato. Che fine farà visto che Trump ha più volte dimostrato di non amarla affatto? La prudenza del giudizio è obbligatoria. Lo dimostra il primo incontro che Trump ha già avuto con Mark Rutte, nuovo Segretario Generale della Nato (non per niente un europeo) secondo il quale “l’incontro è stato molto costruttivo”. Del resto è la stessa sfida che Cina e Russia hanno lanciato all’egemonia americana nel mondo che potrebbe indurre Trump a cambiare posizione sull’Alleanza Atlantica.
Il terzo nodo, che riguarda da vicino noi consumatori finali, sono le tariffe doganali che Trump ha ripetutamente promesso di introdurre. Le imporrà anche verso i Paesi europei? Nei giorni scorsi le ha riconfermate solo per la Cina, il Canada e il Messico ma i dubbi restano. La cosa più pericolosa per l’Europa è di farsi trovare impreparata e incerta a questi fondamentali appuntamenti con alcuni governi europei che, come teme Prodi, “cercheranno con Trump accordi separati”.
Questo non può e non deve accadere ma dipende in gran parte dall’UE che ha una sola strada davanti a sé. Quella di marciare forte verso una maggiore unità politica sconfiggendo definitivamente la prospettiva “dell’Europa delle patrie” che non era certo nei disegni di chi, con intelligenza e coraggio, ha aperto la strada all’unione europea subito dopo la seconda guerra mondiale.
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