Le proiezioni dicono che nel giro di 20 anni ci saranno nel mondo circa 140 milioni di persone affette da demenza. Ad oggi in Italia ci sono oltre due milioni di ammalati con disturbi neuro cognitivi maggiori e 4 milioni di famigliari coinvolti.
Prima di addentrarci in qualche dato ed informazione in più, vale subito la pena di ricordare come questi tipi di patologie siano devastanti dal punto di vista sociale perché, oltre alla gravità, la malattia porta con sé un coinvolgimento famigliare e sociale che va a minare pesantemente la quotidianità di tutti.
Per demenza si intende una condizione in cui la memoria, il ragionamento, il comportamento e le abilità sociali sono compromesse a tal punto da interferire con il normale svolgersi della vita di tutti i giorni.
In realtà quindi non si tratta di una singola malattia, ma di un insieme di segni e sintomi causati da altre malattie: la demenza maggiormente conosciuta è la malattia di Alzheimer.
Quest’ultima colpisce circa il 5% della popolazione sopra i 65 anni ed il 20% degli ultra 85 enni, in casi relativamente rari insorge anche verso i 50 anni. Fu scoperta da un medico tedesco Alois Alzheimer, dal quale ha preso il nome (agli inizi del 1900), che ne descrisse in modo piuttosto chiaro i sintomi e le caratteristiche.
Esistendo comunque molteplici malattie che portano a diverse forme di difficoltà della memoria, in realtà è più corretto parlare di demenze al plurale.
Il Mild cognitive impairment (MCI- Disturbo cognitivo lieve), è invece una fase intermedia tra la normalità cognitiva e la demenza. I soggetti che ne sono affetti vanno incontro ad una progressione annuale di demenza dal 5 al 15% l’anno ed è quindi considerato un rilevante fattore di rischio.
In Italia esiste un Fondo per l’Alzheimer e Demenze in generale che ha il compito di definire obbiettivi ed ambiti di applicazioni delle linee guida. Il Ministero della Salute in collaborazione con ISS provvede quindi alla stesura delle linee guida su diagnosi e trattamento di queste patologie in base naturalmente all’evolversi delle conoscenze scientifiche specifiche.
Come accennato le demenze in genere necessitano di una qualificata rete integrata di servizi sanitari e socio assistenziali rappresentando una delle maggiori cause di disabilità e con il progressivo invecchiamento della popolazione stanno diventando un rilevante problema in termini sia di sanità pubblica che di costi.
Questo anche perché la progressiva perdita delle funzioni cognitive porta ad una disabilità progressiva ed a una gestione clinica ed assistenziale sempre più complessa nel tempo.
Purtroppo in Italia vi sono grandi diversità tra Regioni nella gestione di queste patologie e spesso manca anche il coordinamento tra ospedale, medici di medicina generale, servizi territoriali ed assistenza domiciliare che è invece fondamentale, visto che la demenza porta con sé problemi somatici, psichiatrici, sociali, etici, medico legali etc etc
L’attuale governance sta lavorando per definire in modo chiaro obiettivi, strategie, progettare strutture di governo e controllo, sorvegliare e valutare il funzionamento delle stesse, misurare e valutare i risultati, prevedere sistemi gestionali.
L’ideale sarebbe quindi riuscire a creare una gestione comune con percorsi condivisi e scientificamente validati per garantire ai pazienti la migliore terapia ed al SSN una spesa corretta.
Si può prevenire la demenza? Le evidenze scientifiche ad oggi affermano che il 45% dei casi potrebbe essere evitato agendo su 14 fattori di rischio: bassa istruzione, ipoacusia/disturbi dell’udito, perdita della vista, ipertensione, ipercolesterolemia, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete ed isolamento sociale, abuso di alcol, traumi cranici ed inquinamento atmosferico.
You must be logged in to post a comment Login