Tempesta in un bicchiere o un segnale più profondo di anticipazione di campagna elettorale? L’ultima riunione del consiglio comunale varesino è vissuta sul dibattito attorno alla “mozione di censura” presentata dal consigliere leghista Stefano Angei nei confronti dell’assessore Andrea Civati, responsabile di deleghe “pesanti” dai lavori pubblici all’urbanistica. Un “duello rusticano” o una “sgrammaticatura politica” per la maggioranza schierata compattamente con l’assessore, un “segno di malessere” per l’opposizione, unita nelle critiche ma non nel voto, anche perché Fratelli d’Italia, primo partito in città ma non in consiglio, non sembra voler lasciare troppo spazio di manovra alla Lega, alleata-concorrente.
I fatti: il tema degli effetti delle forti precipitazioni in via Nino Bixio, che in particolare costringe i residenti di un condominio a correre a ripari estemporanei per evitare l’invasione delle acque al piano terra è da tempo passato da problema amministrativo a problema politico. Colpa di una costruzione messa dove non andava messa, oppure di una strada fatta male e tombinature inefficaci? Per l’amministrazione comunale, già espressasi sull’argomento in una seduta di consiglio di un mesetto prima alla presenza di un gruppo di residenti, la risposta verrebbe con la realizzazione di vasche di laminazione sotterranee di adeguata capacità. Una spesa rilevante, si è affermato, di diverse centinaia di migliaia di euro, discussa anche con Alfa, la società che raccoglie i comuni della provincia e la stessa amministrazione provinciale. Insomma, si vedrà quando ci saranno i soldi.
La risposta non ha convinto Angei che è così partito all’attacco, mettendo sul banco d’accusa l’assessore imputato non tanto di una presunta “inerzia” quanto di aver raccontato frottole sull’interlocuzione con Alfa. “Negli atti non ci sono indicazioni di spesa né discussione sulla stessa”, ha sostenuto il consigliere leghista, che così ha motivato la mozione di censura, rilevandone la portata politica e chiamando in causa lo stesso sindaco Galimberti, “reo” di aver fatto proprie le parole dell’assessore. Morale: richiesta di dimissioni e attacco frontale. Nel dibattito che ne è seguito, è più facile citare chi, soprattutto tra le fila del Pd non è intervenuto. Critiche sono giunte anche dal capogruppo di FdI Salvatore Giordano, che ha pure adombrato la fattispecie del “falso ideologico”, che è un reato penale, ma si è poi da limitato politico navigato a chiedere un “richiamo simbolico”.
Più sfumato il forzista Roberto Puricelli che dichiaratamente “non interessato al tema della censura”, ha preferito richiamare l’attenzione sulla necessità di risolvere oggi il problema, respingendo le critiche all’ amministrazione precedente di centro-destra (Fontana) in cui era peraltro stato presidente del Consiglio Comunale. A far calare la ghigliottina è stato però Domenico Marasciulo, capogruppo del Pd, avvocato nella vita e nella politica, che ha offerto l’assist ai suoi colleghi avvocati Civati e Galimberti citando altri riferimenti di Alfa, “con cui si dava atto di richieste del Comune” e parlando di “interlocuzioni verbali”, non necessariamente agli atti. Conclusione: mozione respinta, con Puricelli che lasciava l’aula prima del voto, con quella che ai più è sembrata una “ritirata strategica”, e con l’astensione di Fratelli d’Italia, che non si lasciava tirare in una mischia a quel punto perdente.
Angei provava a smorzare le accuse di personalismo, dicendo che “erano rivolte agli atti e non alla persona”, ma una “censura” è una misura che riguarda una persona o un organo, e ormai la frittata era fatta. Il giovane (classe 1997) centravanti di sfondamento del partito salviniano non è nuovo alle critiche al vetriolo. Venerdì 15 novembre, era stato autore di un intervento pesante nella riunione del consiglio comunale che si era tenuta straordinariamente a Villa Recalcati, sede della Provincia, sul caso Beko. La sua era stata una replica alle critiche sul presunto disinteressamento del ministro “varesino” Giorgetti, mosse non dalla maggioranza ma dal Partito Democratico sugli organi di stampa. Tutt’altro che un caso isolato, lamentavano i consiglieri del Pd intervenuti a raffica nel dibattito, contando “trentacinque attacchi in tre anni, uno al mese”. Insomma, Angei rappresenterebbe il “poliziotto cattivo” lasciando ad altri nell’opposizione un ruolo più sfumato?
Colpire Civati equivale a colpire la vasta mole di opere pubbliche che è comunque la “cifra politica” di questa amministrazione, presentatasi nel 2021 con lo slogan del “100 milioni a zero” con riferimento agli investimenti messi in cantiere, rispetto alla giunta Fontana, poi ulteriormente accresciuti con il PNRR. Il disagio nel rapporto tra maggioranza e opposizione è tuttavia palpabile e la prospettiva di un anno e mezzo di scontri da qui alle elezioni non entusiasma. La prima non ha solo la necessità di finire (e monitorare) le numerose opere in tempi ragionevoli. Ha anche quella di migliorare la capacità di ascolto di un’opposizione che, a sua volta, dovrebbe mostrare si saper pensare anche più in grande.
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