Tra le carte del notaio Modesto Dralli di Varese, vissuto dal secondo Cinquecento ai primi del Seicento, trascritte quando feci incursione nell’Archivio di Stato di Milano per cercare e trovare i documenti della Fabbrica del Rosario, che sarebbe il nostro Sacro Monte sopra Varese, annotai la seguente, che trascrivo paro paro, per segnalarla e poi commentarla.
Si deve sapere, preliminarmente, che andare per carte in un Archivio è come andare per funghi in un bosco. Vai per cercare i prediletti porcini poi trovi ovuli, finferli, e metti tutto nel cestino per vagliare il raccolto con calma a casa.
“1604, sabato 3 gennaio./ Battista Masciago figlio del fu Francesco, abitante a Biumo Inferiore/ Livio de Cocho [di Cocquio] figlio del fu Bernardo abitante in Varese/ mutuamente convengono che detto Livio sia tenuto a fare che Bernardo de Cocho [figlio di Livio] abiterà in casa del Battista a spese del Battista per 4 anni, a Imparare l’arte di fabricar veluto. Che detto figliolo si adoperarà fedelmente et lealmente in detta casa… et che detto Battista sia tenuto…di fare che Giovan Pietro Masciago suo figliolo a ogni suo potere Insegnerà et amaestrerà detto Bernardo In detta arte di fabricar veluto et che detto Livio sia tenuto et obligato dare sì pagare a detto Battista a contemplatione delle dette spese cibarie [che il Battista sosterrà] ducatoni 18 cioè 6 da qui all’Ascensione + 6 all’Ascensione del 1605 e altri 6 all’Ascensione del 1606./ Col patto che occorrendo che detto Bernardo partisse dalla casa di detto Battista et così per colpa di esso Bernardo non adempisse il tempo conuenuto… detto Livio ressarcirà i danni./ Che detto Livio sia obligato …vestire e calzare detto suo figliolo.”
Io non sapevo, lo confesso, che a Biumo Inferiore esistesse un opificio di famiglia con telai per l’arte di fabricar veluto. Poi, a ben pensare, non molto lontano, giù nella valle dell’Olona, c’era la folla di Malnate, e follare vuol dire dove si lavorava per compattare il tessuto attraverso l’infeltrimento, e ciò lascia intendere che tipo di lavorazioni di artigianato fine fossero in atto nella nostra zona. Adesso, in quel posto, ci sono i ruderi della Siome.
Mi viene in mente che gli Umiliati, un ordine religioso riconosciuto con Bolla di Innocenzo III nel 1201, furono specialmente dediti alla lavorazione della lana e fondarono fiorenti manifatture tessili. La loro sede in Varese era alla C’ Vedra, in via Vetera. L’ordine fu soppresso il 7 febbraio del 1571, con Bolla di Papa Pio V, ai tempi di Carlo Borromeo che fu rigoroso censore delle loro lucrose attività e scampò ad un attentato che non fu mortale perché la fama di santo già lo proteggeva.
Evidentemente nel tempo non venne mai meno l’attività di privati. Apprendo che il velluto originalmente era in pura seta. Ciò vuol dire che quello alla cui arte si era applicato Bernardo usufruiva della già attiva sericoltura, che avrebbe avuto gran peso nell’Ottocento? Del resto, che mestiere faceva Renzo Tramaglino? Il filatore di seta. Mi coglie un dubbio: chi era il Renzo? Ma a questo punto mi fermo perché non vado sul velluto.
Faccio notare il passaggio: Che detto figliolo si adoperarà fedelmente et lealmente in detta casa…il che doveva certificare la buona condotta che avrebbe dovuto tenere, cioè fedelmente e lealmente. Non occorrevano clausole sindacali.
Fosse venuto meno, tornandosene a casa fuori tempo, sarebbe scattata la sanzione per il papà Livio e non c’era bisogno di dire altro.
Come sia finito il negozio non lo so. Mi sono limitato a riferire un tassello, minimo, di vita nella castellanza di Biumo Inferiore, ben distinta dal Borgo di Varese.
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