Quando il governo guidato da Margaret Thatcher privatizzò le aziende idriche, si spinse più lontano di molti altri Paesi. Le attività relative al consumo idrico e alle acque reflue furono trasferite a società a responsabilità limitata e liberate dal debito. Le azioni furono scambiate in Borsa, e ora la maggior parte delle società è di proprietà privata, con pessimi risultati per quanto riguarda i reflui e le tariffe.
In tutta l’Inghilterra e nel Galles la carenza di investimenti nelle infrastrutture di depurazione e di fornitura idrica ha condotto a una crisi maturata negli anni: sul banco degli accusati ci sono proprio le società di distribuzione idrica, autentici monopoli regionali prevalentemente proprietà di conglomerati multinazionali e di gestori patrimoniali.
Henley, sulle rive del Tamigi, è nota per la regata reale che si tiene ogni anno e per essere la sede della prima gara di barche tra le università di Oxford e di Cambridge. Da lungo tempo motivo di orgoglio, il fiume è ora una fonte di allarme: l’acqua è più torbida, e quando si vede la vegetazione sul fondo, si scopre che è coperta di funghi di fogna. Nelle vicinanze ci sono gli impianti di trattamento delle acque di scarico della più grande azienda idrica dell’Inghilterra, la Thames Water, che a volte smaltiscono i reflui nel fiume ed i residenti di Henley reagiscono denunciandoli.
Thames Water, ha un debito di circa 15 miliardi di sterline (20 miliardi di dollari) e prevede il deficit entro maggio se non potrà aumentare il capitale. I suoi azionisti comprendono un fondo pensione canadese, un fondo sovrano di Abu Dhabi e un piano pensionistico britannico per dipendenti universitari. E le tariffe dell’acqua sono in venti anni triplicate.
L’inquinamento delle vie d’acqua e l’aumento delle bollette domestiche fan sì che 10 società del servizio idrico in Inghilterra e nel Galles, privatizzate nel 1989, siano nel mirino dello scontento generale. Il numero di persone che si ammalano a causa dell’acqua è in aumento, stando ai dati raccolti dagli attivisti e ai ricoveri ospedalieri.
Con l’aumentare dell’esasperazione, si sono moltiplicati gli appelli a livello nazionale per riportare le aziende idriche del paese entro la gestione pubblica.
Thames Water potrebbe essere l’esempio più forte della crisi, ma la rabbia è cresciuta in tutto il Paese. Le autorità di regolamentazione stanno indagando su tutte le società che in Inghilterra e nel Galles si occupano di gestione idrica e di acque di scarico, in merito al rilascio di reflui al di fuori di circostanze eccezionali, come le tempeste, e al mancato rapporto accurato sull’intorbidamento.
In conclusione, una tariffazione più elevata, fiumi più inquinati e mancata costruzione di nuovi bacini, ora che il cambiamento climatico ha portato aridità anche da quelle parti. C’è quindi un rinnovato interesse per la proprietà pubblica.
Il nuovo governo guidato dal partito laburista ha dichiarato che rimetterà i servizi ferroviari in mani pubbliche e in tale direzione va una società energetica in via di realizzazione. Toccherà poi all’acqua?
Secondo un sondaggio di settembre per più dell’80% dei britannici le aziende idriche dovrebbero essere a gestione pubblica. L’obbiettivo è quello di ammodernare le forniture idriche e ridurre l’inquinamento e ciò comporta investimenti che la popolazione chiede che non vengano dirottati sulle proprietà private.
…Un buon ammonimento per il nostro governo attuale, che alla vittoria al referendum popolare sull’acqua pubblica e contro il nucleare sembra non voler proprio riservare alcun ascolto.
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