Questo è il periodo più bello per visitare Roma. Non c’è ancora il caldo afoso dell’estate, siamo appena usciti dalle stagioni delle piogge, le albe iniziano presto, le orde di turisti arriveranno tra pochi giorni. Orari di lavoro permettendo, ci si può inoltrare al tramonto nel centro storico camminando lentamente tra i quartieri barocchi, travolti dal rossiccio del travertino o dal bianco dei marmi .
Dinanzi alla Città Eterna ci si sente piccoli, e insieme grandi. È impossibile da dominare. Per goderne tutte le bellezze non basterebbe un anno di turismo a tempo pieno, scrive una amante di Roma come la storica Giorgina Masson.
Ed allora via, magari in bicicletta, seguendo l’itinerario di Ottorino Respighi e le sue Fontane di Roma: quella del Bernini a Barberini dove il Tritone usa la conchiglia come un grande megafono o quella a Fontana di Trevi dove in una piazza caotica per via dell’affollamento causato da venditori ambulanti e turisti intruppati, stentiamo a sentire uno dei rumore ‘storici’ di questa città: quello dell’acqua che scorre.
A piazza Navona Bernini e Borromini litigano nei secoli grazie alla Fontana dei Fiumi, megafono di marmo della cattolicità papale, mentre a poche decine di metri nella Chiesa di San Luigi dei Francesi o in quella di Sant’Agostino è possibile godere dell’ irrequietezza di Caravaggio, genio e sregolatezza nel cuore del Seicento.
La Colonna Traiana ai Fori e l’Ara Pacis sono grandi antenati dei fumetti mentre la Cappella Sistina un’oasi di contemplazione in un suk sottostante di ambulanti, foto digitali, gruppi di vacanzieri con cuffie, cartoline e infradito.
Un altro storico, amante della capitale, Robert Hughes, ha scritto che “solo da pochi decenni la continuità tra la Roma che è sempre stata (eterna appunto) e quella contemporanea si è interrotta”. Si pensi, dice ancora lo scrittore australiano, al paesaggio urbano: siamo nella capitale europea più gravemente danneggiata dal traffico. Nessun “galantuomo” si preoccupa di tutelare questo straordinario deposito d’arte a cielo aperto. Trionfano ovunque distrazione, svago, approssimazione.
Il Colosseo è letteralmente circondato dalle macchine; il triangolo Piazza del Popolo, Piazza Venezia, Piazza di Spagna ostaggio delle auto private e dei motorini.
Torniamo la sera verso casa quando siamo sorpresi da un rumore che arriva direttamente dall’Ottocento: quello degli zoccoli di un cavallo che tira una “botticella”. Queste carrozzelle erano i taxi a buon mercato di una volta o addirittura l’unico mezzo di trasporto durante l’ultima guerra perché privi dei fanali di illuminazione e quindi esenti dal coprifuoco. Restiamo ad ascoltare lo scalpiccio sui sanpietrini per qualche istante, sino a quando il rombo di una potente moto o la lancinante sirena di qualche ambulanza rompono l’incantesimo. Per gustare Roma toccherà la prossima volta tornare a casa un po’ più tardi o svegliarsi alla mattina un po’ prima.
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