Potrei scommettere che la stragrande maggioranza dei nostri lettori abbia sentito parlare di tubercolosi per qualche sua passione culturale, piuttosto che per un contatto con un paziente/conoscente affetto.
Questa patologia, relativamente rara in Italia, ha infatti colto l’interesse creativo di diversi artisti, qualcuno l’ha anche colpito direttamente in anni passati ma poi nel tempo, con i progressi della medicina, è passata poco per volta nel dimenticatoio.
Già nota oltre 4 mila anni prima di Cristo è stata responsabile ad esempio della morte della Regina Nefertiti, moglie di Akhenaton faraone eretico dell’Egitto (circa 1400 ac), ha colpito Chopin, le Sorelle Bronte, Franz Kafka, John Keats, Albert Camus per citare alcuni illustri malati; nel rosso dell’Urlo di Munch i critici hanno visto il sangue della tisi della madre, Mimi della Boheme e Violetta della Traviata ne erano vittime e come non citare la Montagna incantata di Thomas Mann romanzo che ruota attorno a questa malattia.
Elenco lunghissimo quindi che tocca in generale il mondo artistico in tutte le sue diverse sfaccettature anche se come detto oggi la malattia ha un impatto del tutto diverso rispetto ai secoli precedenti.
In realtà in Italia si rilevano ancora oggi circa 4 mila nuovi casi l’anno con incidenza maggiore nelle Regioni del Nord probabilmente per due motivi, una per una sotto notificazione del Sud, l’altro per l’indubbia importanza che hanno i fenomeni immigratori sulla diffusione della malattia.
Proprio per questo una certa attenzione è stata posta di recente verso questa patologia attivando tra l’altro alcune iniziative come la tb flag bag cioè una borsa per i medici di base che contiene tutti quegli strumenti necessari per una prima diagnosi.
Negli ultimi dieci anni nel nostro Paese sono stati segnalati focolai scolastici tutti poi fatti risalire nella ricostruzione ad un singolo caso di partenza che ha permesso la diffusione della patologia nella comunità.
Se parliamo invece di dati generali nel 2021 la tubercolosi, come singolo agente infettivo, è stata una delle patologie principali come causa di morte nel mondo.
Purtroppo il covid ha fatto esplodere il numero dei contagiati rimasti senza diagnosi, riportando i decessi ai livelli precedenti la campagna del 2015/2019 che aveva permesso di abbassare notevolmente il numero delle vittime.
I dati ufficiali dicono che l’Italia rientra tra i Paesi europei a bassa incidenza di malattia (meno di venti casi su 100mila persone), che il 57,9% riguarda persone di origine straniera relativamente più giovani (38 anni) rispetto a quelli italiani (54a).
Si tratta molto chiaramente di una patologia la cui diffusione è legata anche ai flussi migratori e che necessita di ulteriore attenzione da parte del personale sanitario perché spesso i sintomi possono essere sovrapponibili ad altre patologie non diffusibili (ad es fumo di tabacco).
Responsabile della malattia è il bacillo di Koch che prende il nome dal medico tedesco (Robert, Premio Nobel per la medicina del 1905) che lo scoprì nel 1882. La malattia è infettiva, contagiosa, colpisce prevalentemente i polmoni (ma anche altri organi) e può essere combattuta con un antibiotico (streptomicina) scoperto nel 1944. Fu tra il 1800 e 1900 la principale causa di morte sia in Europa che negli stati Uniti.
Fu denominata anche tisi (cavità) per la forma di lesione classica nei polmoni o anche mal sottile perché sembrava consumare le persone da dentro.
Esiste un vaccino per questa patologia che in Italia è obbligatorio dal 1970 ma solo per alcune categorie di persone particolarmente a rischio.
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