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Artemixia

LA VENEZIA DEL LAGHÉE

LUISA NEGRI - 22/11/2024

reggiori-1Una raffinata mostra, nella Sala Lucio Fontana del Comune di Comabbio, ricorda l’artista Albino Reggiori (1933-2006) con una ventina di opere inedite, provenienti da collezioni private, dedicate a Venezia.

Organizzata da Il Borgo di Lucio Fontana e curata da Massimo Cassani è stata realizzata con la collaborazione dei figli di Albino, Angela e Alberto.

L’intento è di ricordare, accanto al gran nome di Fontana, quello del maestro di Laveno, anch’egli tra i più valenti protagonisti del nostro territorio, in anni di grande arte. E il tutto attraverso un soggetto, molto caro ad Albino, riproposto in tele, tavole, disegni e incisioni. Ma che non era stato più in mostra da ventitré anni.

Chi ha conosciuto Reggiori, sa della sua competenza, sia pittorica, sia nel campo della ceramica che dell’incisione. Attivo nella Sci, Società Ceramica Italiana di Laveno per un‘intera vita lavorativa, docente di Ceramica, ma anche direttore per anni della Civica raccolta di Palazzo Perabò in quel di Cerro, attuale sede MIDeC, ha dedicato l’esistenza all’arte.

Tra le sue più note creazioni sono le Cattedrali, personalissime visioni che Reggiori ha rappresentato sovente nella pittura, ma anche nella ceramica e nell’incisione. Quasi reinterpretazione di un soggetto, tanto caro a Monet, che l’artista ha però rivisitato di suo facendone un riconoscibile, personalissimo momento del proprio talento: in una ricerca che da pittura o scultura si fa poi cesello, ricamo, quasi ‘tessuto coloristico’ prezioso. E calzava a pennello che tanta, e analoga -ma ancor più particolare raffinatezza- si applicasse poi alle sue Venezie.

Come sottolinea nel testo in catalogo Patrizia Foglia, storica dell’incisione, è il gioco della luce “a rendere magiche le sue opere dedicate a Venezia, a definire spazi e volumi, a penetrare nell’essenza stessa della sua anima”. E la stessa cita Ruskin: “Vorrei disegnare tutta San Marco, pietra dopo pietra, mangiarla con la mia mente, un tocco dopo l’altro”.

Quella luce si riverbera sul Canal Grande, scivola sulla complessa fascinazione architettonica che popola le sue rive, esalta soprattutto gli amati gioielli più in vista: Ca’ Dario, e Palazzo Ducale sopra tutti gli altri. Che colpisce sempre occhio e cuore di chi vi approda, arrivando dal mare, e sente di essere in un altro mondo: sospeso in una dimensione fiabesca che va oltre ogni umana aspettativa.

reggiori2Reggiori ha colto in pieno l’incanto di tanto sfolgorio, di tanta bellezza. Riproponendolo a modo suo, in un raffinato, misterioso gioco di linee, motivi geometrici, fantasiosi intrecci.

Per questo è importante esporre di nuovo quelle opere inedite, così particolari, con i bei palazzi affacciati sulle acque.

Artista bravo ma molto schivo, per nulla propenso alle autocelebrazioni, Reggiori rammentava ancora a distanza di anni di essere sfuggito per timidezza – proprio scappato diceva lui- all’inaugurazione della sua prima, importante mostra. Eppure aveva frequentato, conosciuto e lavorato con i più rappresentativi artisti della ceramica come Guido Andlovitz e Antonia Campi.

Chi lo ha incontrato ne ricorda sempre, oltre che la perizia artistica, la grande umanità e ironia. Doti che solo i migliori tra gli artisti conoscono e praticano.

Ma noi sappiamo che la luce delle Venezie di Reggiori è anche quella che filtrava nel suo studio – nel fuoco della casa, del forno con raccolta accanto la famiglia- non lontano dalle sponde del Verbano.

Lo stesso, amato lago in cui il luinese Vittorio Sereni intravedeva, con la malinconia del vero laghée- se da tempo aveva mancato di esserci- una ‘lacuna del cuore’.

ALBINO REGGIORI E VENEZIA
Sala Lucio Fontana di Comabbio
Via G. Garibaldi, 560( Va)
Fino all’1 dicembre 2024 sabato e domenica 10.30- 12.30/ 16.00-18.30
Ingresso libero
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