Ciclicamente con l’autunno non arrivano solo le castagne ma anche i virus influenzali e con essi naturalmente tutte le varie opinioni, scientifiche o personali, sulla appropriatezza delle vaccinazioni.
Partiamo dal dato di fatto che quest’ anno viene segnalata l’alta probabilità che anche il nostro Paese venga investito da un nuovo ceppo influenzale.
Di questa nuova forma si sa che non essendo ancora conosciuta dai nostri sistemi immunitari è immuno evasiva (sfugge in pratica alle nostre difese) ed ha alta capacità di diffusione (cioè si trasmette tra noi esseri umani in modo rapido).
È stata definita australiana perché isolata per la prima volta in quel continente ed oltre a colpire il sistema polmonare (naturale obbiettivo di questi virus) è anche piuttosto aggressiva verso il sistema nervoso (cervello).
È già stata isolata in Italia in Lombardia, Piemonte e Lazio, anche con casi di patologie neurologiche, sebbene statisticamente molto contenuti.
Il microclima e nello specifico il freddo prolungato è terreno favorevole alla disseminazione virale così come lo sono le vacanze natalizie in quanto ambienti chiusi, affollati, baci, abbracci e vicinanza ne favoriscono la diffusione.
Sintomi noti e ben precisi dell’infezione influenzale sono brusco aumento della temperatura corporea (febbre oltre i 38°), dolori muscolari ed articolari e sintomi respiratori relativamente banali come naso chiuso e che cola.
Discorso diverso resta il COVID che non è stagionale come l’influenza ma va ad ondate ogni 4/6 mesi ed ha forme diverse che vanno dal quasi nulla a sintomi molto pesanti.
Il modo più semplice e sicuro per differenziarle resta comunque il test COVID fondamentale quando si tratta di seguire persone fragili che proprio per la loro situazione di base sono maggiormente esposte alle complicanze infettive.
È chiaro che oggi nessuno è in grado di poter dire cosa accadrà con questa nuova variante ma è altrettanto vero che alcune indicazioni di base non vanno mai dimenticate.
Ad esempio in Italia con il Giubileo romano arriveranno centinaia di migliaia di fedeli da diversi Paesi e questo aumenterà il fattore di rischio di contagi non solo per il virus influenzale.
In ogni situazione in cui per motivi sociali ci sia un aumentata possibilità di contagio vanno rispettate quelle norme preventive semplici (mascherine, aerazione, distanziamento fisico, lavarsi le mani etc) che sono alla base della lotta alla diffusione del patogeno.
La durata della influenza stagionale è stimata dai 5 ai 7 giorni, si può essere contagiosi anche 24 ore prima di manifestare i sintomi, e per rimanere tali fino alla scomparsa degli stessi.
Soprattutto nei più piccoli la durata può essere più lunga di qualche giorno, comuni sono anche casi di ogni età in cui permane per ulteriori altri giorni sensazione di stanchezza e debolezza.
Terapia della influenza è stare a riposo, al caldo, bevendo spesso molti liquidi per garantire una buona idratazione ed avere una dieta regolare e leggera.
Meglio che curare è sempre comunque prevenire con i vaccini che oggi sono raccomandati per tutti a partire da 6 mesi ma soprattutto per coloro che sono fragili per età (oltre 65 anni) e per situazioni patologiche preesistenti, sulle quali una infezione virale potrebbe trovare terreno fertile per creare complicanze pericolose.
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