La mail di una lettrice al direttore di Avvenire pone la questione senza troppi giri di parole: “Il Giubileo 2025 sta trasformandosi in un’occasione di culto per il dio quattrino. Vedo piazze ristrutturate anche se sono state sistemate non troppo tempo fa, tavolini per mangiare che invadono i marciapiedi, che occupano le piazze e le strade. Roma sembra una grande “mangiatoia” con gli ombrelloni quando fa caldo e le stufe a fungo che inquinano quando fa freddo”. Poi parte l’accusa più grave: “Molte persone sono state sfrattate per liberare alloggi da affittare a breve termine. In altri casi i proprietari aumentano gli affitti e costringono i residenti ad andarsene. Dove è finito il messaggio di speranza voluto dal Papa verso i più poveri e i più deboli?”.
La lettrice del quotidiano cattolico si chiede se “c’è ancora un senso religioso in tutto questo” e aggiunge con amara ironia: “Penso alla sigla SCV dello Stato Città del Vaticano e sono tentata di tradurla con Se Cristo Vedesse”. Sotto accusa è il cosiddetto iperturismo, incentivato dal Giubileo, che stravolge il volto della città, che alza i prezzi ed espelle i residenti per fare posto ai redditizi affitti brevi per soggiorni volanti. Il fenomeno, per la verità, è di tendenza in tutta Italia, specie nelle città d’arte e in quelle vocate agli affari. A Milano gli attivisti attaccano adesivi con lo slogan “meno affitti brevi e più case per tutti”, a Verona mettono stickers “tourist go home” sui campanelli dei bed & breakfast, in altre città sfilano i cortei di protesta.
Ma è a Roma che il Giubileo incide di più con gli arrivi previsti di 35 milioni di pellegrini. Tra denuncia e goliardia, un gruppo di giovani incappucciati che si firma “banda di Robin Hood” viola le cassette di sicurezza che contengono le chiavi degli appartamenti per turisti e taglia con le cesoie i lucchettoni appesi nei b&b della zona del Circo Massimo lasciando il berretto verde del bandito di Sherwood. Secondo i giornali, gli appartamenti da “turismo veloce” sono oggi 31.800, il doppio di tre anni fa senza contare gli abusivi. Gli attivisti del Social Forum Abitare sono entrati nella sede del sito di viaggi Booking con megafoni e cartelli e il sindaco Gualtieri pensa di potenziare lo smart working.
Sì, perché lavorare da casa può essere d’aiuto. L’obiettivo è evitare che Roma piombi nel caos. L’attuale livello del traffico sulle strade della capitale è di 1,7 milioni di auto al giorno e si calcola che ogni romano, nel 2023, abbia perso 107 ore di vita negli ingorghi. Il tempo stringe: a un mese e mezzo dalla cerimonia della Porta Santa, fissata per il 24 dicembre, molti cantieri sono ancora aperti, compresi quelli finanziati dal Pnrr. Il rifacimento dei Fori imperiali e la sistemazione della stazione ferroviaria di Fiumicino Aeroporto sono completati, ma l’elenco dei lavori in corso è lungo. Fra essi spiccano la riqualificazione delle aree vicine al Vaticano con il nuovo tunnel di piazza Pia a trecento metri dal Cupolone e, se si farà in tempo, la messa a nuovo del pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito.
La Chiesa è ottimista. Il nuovo vicario per la diocesi di Roma, monsignor Baldassarre Reina, è tra i ventuno cardinali che l’8 dicembre riceveranno la berretta rossa direttamente dalle mani di Francesco e rilancia il messaggio di speranza che il pontefice ha abbinato all’Anno Santo e che va ben oltre il lifting della città eterna: “Ci prepariamo ad accogliere i pellegrini nelle parrocchie, nelle comunità e nelle famiglie – dice – Aspettiamo un milione di persone solo per il Giubileo dei giovani che si terrà dal 28 luglio al 3 agosto 2025 e saranno quasi interamente ospitate nelle nostre strutture. L’idea del papa è di favorire l’integrazione tra le periferie e il centro della diocesi”.
I veri problemi a cui dare una parola di speranza, a Roma come altrove, non sono quelli urbanistici: “Ci preoccupa l’elenco delle povertà – ricorda Reina – L’emergenza sanitaria impedisce a tanti che ne hanno bisogno di accedere alle cure e l’inadeguatezza del settore scolastico provoca l’abbandono precoce delle aule anche da parte dei figli di immigrati che non conoscono l’italiano e disertano i banchi di scuola. L’insufficienza abitativa si rivela nei prezzi esorbitanti e nelle liste d’attesa di dieci anni a fronte di 200 mila appartamenti sfitti e di tantissimi studenti che non riescono a trovare una stanza. Infine ci sono il disagio giovanile e il dramma del lavoro che non esiste o che non è retribuito adeguatamente. In tanti hanno bisogno di tornare a sperare”.
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