È stata inaugurata sabato 16 giugno una mostra dedicata a Nino Cassani, scultore della pietra, che è al tempo stesso un omaggio al maestro ultra-ottantenne e un riconoscimento della sua appartenenza al territorio. La mostra è inserita in un progetto d’ ampio respiro della Provincia di Varese, un ciclo di esposizioni iniziato con Vittore Frattini e proseguita con Gio’ Pomodoro, Giancarlo Sangregorio e Vittorio Tavernari che si concluderà con Maria Cristina Carlini, artista varesina presente nel panorama USA, che vuole valorizzare la presenza sul territorio varesino ‘di forti voci culturali e artistiche’; l’ambizioso progetto prevede che alcune delle opere esposte faranno parte di un museo en plein air, un percorso permanente di sculture ospitato appunto nel parco di Villa Recalcati, di cui tutti i visitatori potranno godere in futuro.
La mostra, la più ampia dedicata interamente a Nino Cassani negli ultimi anni, propone una trentina di opere, alcune di grandi dimensioni come Doppio rotante o Sequenza ritmica, che trovano collocazione tra l’atrio, la sala barocca e il giardino della Villa, in un allestimento curato dal professor Gualdoni critico di prestigio, già direttore dei Civici Musei di Varese, dalla forte connotazione visiva. La pietra, valorizzata dalla luminosità degli ambienti, si interseca dinamicamente con gli spazi, proponendo sequenze di forme geometriche primordiali grazie alle quali lo scultore trova “l’occasione di raccontarsi”.
Nato nel 1930 a Viggiù, storica terra di scultori, Cassani ha una lunga percorrenza artistica: ha studiato con Marino Marini all’Accademia di Brera, e nel 1955 è divenuto assistente di Luciano Minguzzi, ha partecipato nel 1956 al premio Città di Como, e nel 1958 alla Biennale di Verona, esponendo sculture d’impianto figurativo. Dal 1960 inizia il percorso che lo spinge a trovare nella pietra statica l’idea del movimento, come si evince nelle opere presentate alla Galleria Pagani di Milano nel 1961. Partecipa alle biennali a Venezia, ad Anversa, a Roma a Padova a Carrara; nel 1963 a Parigi vince il Prix Rodin. È titolare della cattedra di scultura all’Accademia di Venezia, tra il 1977 e il 1981, passa all’Accademia Albertina di Torino, e a Brera ove insegna sino al 1995.
Lo scultore, che ama Moore e Rodin, ha scelto come cifra tipica distintiva “di non essere succube, né debitore di nessuno”, ha vissuto il passaggio dalla figurazione all’astrazione compiendo un suo percorso personale in cui ascolta la pietra e la lavora in un costante “processo di immedesimazione” che piega alla realizzazione di forme innestate dinamicamente nello spazio: la pietra è la scelta espressiva, è un materiale antico ma le forme sono moderne.
Nino Cassani, che si presenta come ‘erede dell’antica tradizione lombarda dei magistri cum machinis – i maestri comacini – esplora la realtà novecentesca ed ecco i volani le pulegge i pistoni le viti le trasmissioni gli ingranaggi le sagome circolari le porzioni di cerchio i ventagli le cuspidi i trafori le geometrie simmetriche, gli elementi radiali graffiati incisi solcati con forza perché la pietra, pietra di Vicenza dalle tonalità bianco-rosate o paglierine e non la pietra viggiutese più scura e “resistente allo scalpello”, è un materiale di “recupero” “caparbia” “forte” che bisogna trattare con forza, ed è anche il materiale “primitivo” che l’uomo ha imparato ad usare e domare dall’antichità, che contiene in sé gli elementi originari della vita. Il critico Gualdoni suggerisce il carattere arcaico delle opere, – i soli di pietra di atzechiana memoria – sono “materia nello spazio fuori dal tempo”, hanno il sapore dell’assoluto del primitivo dell’essere posto fuori dal presente in una dimensione eternatrice: dal “pondus” delle pietra si giunge all’ineffabile dello spirito proiettato oltre l’immediato.
Villa Recalcati, Varese dal 17 giugno al 15 luglio 2012 orari: martedì-venerdì 15-19, sabato e domenica 10-19 info: tel. 0332/252.415
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