“Devo ricordarti la 76esima regola dell’acquisizione?”. “La 76esima?”. “Una volta ogni tanto non dichiarare guerra, ma dichiara pace: niente è più efficace per confondere il nemico”. È un dialogo curioso del film Star Trek.
Papa Francesco ha ripetuto spesso la tesi della “terza guerra mondiale a pezzetti”. Poi però, c’è anche la guerra più pericolosa e devastante: la nostra.
La guerra noi ce l’abbiamo attorno nei nostri appartamenti, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni, nei campi sportivi, nelle trasmissioni televisive, nei social che traboccano di odio, rancore, vendetta.
La guerra noi ce l’abbiamo attorno nel nostro modo di ragionare ottuso che rade al suolo, nel nostro sparare sulle persone, perché non fanno ciò che vogliamo noi, nei nostri rapporti ossessivi, possessivi, pretenziosi, che lasciano macerie di storie che abbiamo bombardato.
La guerra noi ce l’abbiamo attorno quando non riconosciamo le ragioni o le sofferenze dell’altro, quando la furia prevale sul buonsenso, quando sputiamo veleno senza conoscere i fatti e le ragioni, quando epuriamo chi ci è sgradito o non è allineato o alleato, quando ci sembra normale offendere, insultare, aggredire, quando senza ritegno ci si accusa delle peggiori nefandezze.
Insegnava Madre Teresa di Calcutta: “Cosa puoi fare per promuovere la pace nel mondo? Vai a casa e rispetta chi hai vicino, donando amore. La pace inizia con un sorriso, anche a chi non vuoi sorridere”.
La scelta da fare non è tra violenza e non-violenza, ma tra non-violenza e non-esistenza, perché lo Spirito Santo è principio di realizzazione nella comunione.
Il Padre crea il mondo e ci dona la vita, il Figlio Gesù apre e rinnova la storia (prima e dopo Cristo), nel mondo e nella storia lo Spirito Santo investe su di noi.
Se si gusta questa pienezza, si dichiara pace a sé stessi. Pace non è mancanza di guerra, non è un accordo tra nazioni, non è una pia intenzione religiosa, ma la pace è una prassi, è una tabella di marcia, una procedura nell’agire quotidiano, un metro di misura per esaminare il modo di relazionarsi.
La pace è lo stile di chi è allergico a ogni ingiustizia, di chi difende il bello, costruisce dialoghi, apprezza i doni, centellina attimi di amore e gesti di premura (dati e ricevuti).
Non è bello ciò che è bellico, ma è bello ciò che è pace.
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