Sulla vittoria di Trump c’è poco da dire, tanto netta e profonda è stata. Un solo appunto a me stesso che ho seguito negli ultimi tempi di più la politica americana di quella europea e italiana.
Tutto ciò che di Trump mi sembrava inaccettabilmente estremo è stato accolto dagli americani con una naturalezza che mi fa dire che allora avevo capito poco o niente. Non mi riferisco alla vittoria trumpiana che consideravo non desiderabile ma probabile. Piuttosto a tutto ciò che si stava muovendo nella destra e nella sinistra in America e in Europa.
Io, che di certa sinistra italiana e non solo, ho sempre criticato l’aria di superiorità intellettuale e morale, sono stato vittima dello stesso pregiudizio? Una cosa è sicura: d’ora in poi sarò ancora più attento, anche se non cambia la mia valutazione negativa su Trump, sulla sua campagna e sulla sua linea politica.
Ha perso Kamala Harris ma ancora di più ha perso il Partito Democratico. Vero che in tanti distretti elettorali i candidati democratici sono andati meglio della Harris, ma se si getta la colpa solo sulle sue spalle non si coglie il problema.
Il Presidente Joe Biden aveva il “cerchio magico” (per usare il lessico italiano) cha nascondeva la sua malattia senile e che ha fatto di tutto pur di non farlo ritirare. Un’opera disgraziata durata fino alla ribellione aperta e clamorosa di molti grandi sostenitori del Partito Democratico, fra cui in prima fila i media New York Times e CNN.
Ci sono però motivi più profondi che spiegano ciò che è successo. Li ha illustrati bene il noto politologo americano Ian Bremmer: «Nell’ultimo anno la maggior parte dei governi in carica è stata costretta a lasciare o hanno ottenuto risultati molto bassi alle urne, ad esempio nel Regno Unito, in Giappone, Francia, Germania, Austria, India e Sud Africa. I governi dei Paesi che non sono andati al voto sono profondamente impopolari e si prevede che perderanno presto il potere, ad esempio Canada, Germania e Norvegia».
Ian Bremmer non lo dice, ma è quanto avvenuto anche in Italia due anni fa.
Detto tutto ciò, il risultato americano ci dimostra che una parte non trascurabile della classe operaia in America si è spostata ancora di più verso il MAGA di Trump. Ma come, il partito dei miliardari Trump ed Elon Musk? Eppure sì, e ci sono delle lezioni da imparare anche in Italia.
A questo proposito ci tengo a sottolineare delle conseguenze specifiche che ritengo rilevanti. La destra al governo potrà trarre giovamento dalla vittoria di Trump se riuscirà a tenere sotto controllo il probabile protezionismo industriale degli Usa che porterebbe danni enormi alla nostra economia.
Per le forze di centrosinistra e di sinistra c’è invece un allarme acuto. Dovranno trovare risposte valide al populismo di destra e dovranno far capire che i diritti civili vanno difesi e rafforzati, ma ancora più importanti sono le condizioni sociali dei cittadini in difficoltà. Dovranno cioè far sentire a tutti che il loro cuore batte forte nelle periferie urbane e sociali e non solo nel cuore delle città. Servono, in sostanza, proposte di straordinaria concretezza ed efficacia per combattere le diverse povertà.
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