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Società

CARITÀ, LE BENEMERITE

ANNA MARIA BOTTELLI - 15/11/2024

suore-2024Un’altra pagina della “Città del bene” all’interno della nostra Varese sta per concludersi. Tra qualche giorno anche le Suore della Riparazione di Via Luini chiuderanno per sempre i battenti della loro casa. Le motivazioni sono varie, dal mancato turnover delle consorelle – purtroppo sono scarse le vocazioni religiose in ogni settore – a questioni logistiche di manutenzione, adattamento, rinnovamento e relative difficoltà. Nel pomeriggio di sabato 9 novembre mi sono recata a salutarle definitivamente, non celando una certa commozione, da ambo le parti. Come per numerosi varesini quella struttura ha rappresentato anche per me, un punto di riferimento della Charitas, quella vera, quella che – mentre tu offri qualcosa – ti ripaga con il centuplo, perché ti fa sentire accolta, ascoltata come persona – a livello individuale – nella gioia e nel dolore.

Ne ho conosciute parecchie di Suore lungo i decenni, anzi di Madri, come giustamente desiderano essere appellate, e lo sono veramente con il loro diverso ma profondo “maternage”. Sono l’espressione dello spirito evangelico, quello dell’amore gratuito al servizio delle persone, con il sorriso e la benevolenza. Ne ricordo una in particolare che ricopriva un ruolo infermieristico, per cui mi aiutava quando da giovane pediatra, negli anni ’70 del Novecento, andavo a visitare le bambine lì ospitate e che avevano alle spalle problemi psico-socio-relazionali. La Provincia di Varese – allora Amministrazione Provinciale – mi aveva affidato questo incarico per cui andavo molto volentieri all’Addolorata, come noi varesini abbiamo sempre chiamato l’Orfanotrofio Femminile di Via Luini. Anche perché la Madre – infermiera dai modi di fare davvero materni, avvolgenti, comprensivi nei confronti di quelle giovani creature, essendo lei di origini napoletane sapeva soprattutto preparare un ottimo caffè, che regolarmente mi offriva al termine del mio servizio. E guai a rifiutarlo!

Il 28 novembre 2016 nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario dell’elevazione di Varese a città, in quanto facente parte della Commissione organizzativa, volli ricordare anche le Suore della Riparazione con medaglia e pergamena dedicate. Visto il loro carattere schivo, dedito soprattutto all’organizzazione quotidiana dei vari compiti, alla preghiera che scandisce la giornata, nonché al colloquio con le persone che suonano il campanello ogni momento per richieste di ogni tipo, cercarono di evitare questa “mondanità” al Salone Estense. Ma poi parteciparono, inviandomi anche una sintesi, destinata agli atti, della loro storia e del lavoro svolto a Varese e che qui di seguito ripropongo.

stemma“Le Suore della Riparazione sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio fondato da Madre Carolina Orsenigo e Padre Carlo Salerio nel 1859 a Milano, dedicato inizialmente alle ragazze “devianti” di cui si seguiva il recupero sociale e l’inserimento lavorativo. La congregazione, che conta case in varie parti del mondo, è presente a Varese dal 1872 e per oltre 80 anni ha gestito il Collegio Sant’Ambrogio. La sede dell’ex Orfanotrofio di Via Bernardino Luini ha accolto oltre 300 donne con o senza bambini, richiedenti asilo politico e dal 1998 ha iniziato il servizio Porta Aperta, che accoglie chi chiede aiuto e si concretizza nella distribuzione giornaliera di 300/350 sacchetti cena. Porta Aperta conta sul sostegno di società operanti nella grande Distribuzione, del Banco Alimentare e di privati, nonché di circa 100 volontari che si alternano nei sei giorni di servizio settimanale dalle 16.30 alle 20.30 per la preparazione dei sacchetti, la distribuzione e il ritiro giornaliero del pane invenduto presso i panificatori sostenitori.”

Ora tutto è compiuto, la loro storia varesina ha scritto la parola fine, non senza umana mestizia. Le poche Madri rimaste saranno destinate altrove dove continueranno i vari servizi. Per ciò che riguarda le persone bisognose che ogni sera accorrevano e che si sono fatte negli anni sempre più numerose, la nostra città non le lascia sole, perché sta già operativamente provvedendo in altra sede.

Ma, come mi ha consigliato una minuta suorina al momento del saluto, ripetiamo con loro, mentre le ringraziamo per il tanto bene ricevuto, “Gesù confido in te”. Affidiamoci a Lui per ogni scelta!

 

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