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Cultura

“PAGLIACCIATE”

RENATA BALLERIO - 08/11/2024

pirandelloEra venerdì, quel 9 novembre del 1934 quando a Luigi Pirandello arrivò il telegramma con la notizia che il giorno prima era stato deciso di assegnargli il Nobel. Davanti a fotografi e giornalisti, accorsi numerosi davanti alla sua casa romana, commentò il premio con parole che sono passate alla storia: «Pagliacciate, pagliacciate».

Le cronache dell’epoca ricordano anche come lo scrittore e drammaturgo siciliano, nominato da Mussolini accademico d’Italia, non pronunciò nessun discorso in occasione del ritiro – a dicembre – del premio che gli fu consegnato da un elegantissimo re di Svezia. Molti considerarono e considerano il suo comportamento una scelta polemica contro il duce al quale aveva dato inizialmente la sua fiducia. Congettura legittima, ma che qui e ora può essere tralasciata.

Quello che conta è ricordare, dopo novant’anni, il meritato riconoscimento a Pirandello: un Nobel letterario non caduto in oblio. Saremmo tentati di fare una digressione su quanti vincitori di premi letterari italiani sono avvolti da una fittissima nebbia e su come certe assegnazioni hanno obbedito – e forse obbediscono – a logiche non di valore letterario. Se volessimo spigolare in questo ambito le curiosità non mancherebbero. Una per tutte. Nel 1934 il premio Bagutta fu assegnato a sorpresa a Il castello di Udine di Carlo Emilio Gadda, benché il super favorito fosse il romanzo di Aldo Palazzeschi Le sorelle Materassi. Per inciso é bello ricordare che il premio Bagutta nel 1968 fu vinto da Piero Chiara con Il Balordo. Una storia dei premi letterari sarebbe ricca di sorprese e ci potrebbe raccontare molto del mood di un’epoca.

Il nostro Premio Chiara è un ottimo campo di indagine. Vale – ad esempio – la pena riflettere sulla forza letteraria dei racconti che – si dice quasi come un mantra – siano meno amati dei romanzi dall’editoria italiana. Spietata legge di mercato o presunto disinteresse del lettore? Di recente Andrea Vitali, l’attuale presidente della dinamica associazione degli Amici di Chiara, con ironia ha affermato che spesso i racconti vengono pubblicati postumi. Classificare la narrativa – questo è certo – vuol dire entrare in un terreno minato. Spesso quasi impossibile definire le differenze strutturali tra romanzi brevi e racconti. Invece è sempre stimolante seguire i mutamenti dei contenuti. In questa prospettiva il Premio Chiara giovani, rivolto per l’edizione del 2024 a giovani dai quindici ai venti anni italiani e della Svizzera italiana, chiamati a scrivere un racconto di max seicento battute sullo “Stupore” offre tanti input riflessivi. Si obietterà che passare dal Nobel a Pirandello ad un premio a giovani che si sono cimentati in un breve racconto, è come affrontare un doppio salto mortale.

Osservazione giustissima. Ma è un salto che ci porta a sottolineare – al di là di premi e riconoscimenti – l’immenso valore della scrittura, che è fatica e piacere, disciplina e creatività. Un dare vita ai pensieri in quel mestiere di scrivere, come affermava Italo Calvino. Questo accomuna Pirandello e giovani, che forse non diventeranno scrittori ma che hanno vissuto la faticosa ed emozionante avventura dello scrivere. Dispiegando il loro impegno e mettendosi in gioco con energia sono cresciuti in consapevolezza. Perché non ricordare che etimologicamente premio rimanda ad acquisire? Loro hanno scritto e si sono interrogati sullo stupore, a noi hanno offerto – come ha affermato lo scrittore-giornalista Mario Calabresi, vincitore del Premio Chiara del 2023 e Presidente della Giuria Tecnica – «una boccata di ottimismo e di fiducia nel futuro». O se preferiamo il coraggio di stupirci. Ritornando a Pirandello, che ben conosciamo per le sue maschere, per lo spaesamento del doppio, per le certezze lacerate, per l’autenticità che solo la pazzia può darci, dovremmo imparare da lui ad essere come Ciaula, stupito nel vedere, uscendo dal pozzo, la luna. O forse più coraggiosamente a sorprenderci su come due fratelli luinesi, all’insaputa l’uno dell’altro, hanno scritto racconti per il Premio Chiara e si sono classificati – sorpresa nella sorpresa – al primo e al secondo posto, con L’ Orto Segreto e con Stupor Mundi. A Giulio Facchetti Mario e a Giulio Facchetti Claudio auguriamo tanti premi, anche quelli della vita.

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