Novembre è un mese dedicato, tra l’altro, all’educazione finanziaria con centinaia di iniziative con l’obiettivo di accrescere le conoscenze su gestione e programmazione delle risorse finanziarie personali e familiari e sui temi assicurativi e previdenziali.
Il risparmio è nello stesso tempo una grande e indispensabile risorsa, ma anche un rilevante problema nell’attuale scenario politico-economico. Una risorsa perché in questo periodo di forte innovazione è fondamentale avere risorse finanziarie per gli investimenti pubblici o privati. Un problema perché le famiglie nel loro complesso riescono sempre meno a risparmiare.
Come hanno confermato i dati presentati il 31 ottobre, in Italia la propensione al risparmio, che ha costituito per decenni un punto di forza del Paese continua infatti progressivamente a diminuire.
Il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha sottolineato che “dal secondo dopoguerra ai primi anni Novanta le famiglie italiane hanno risparmiato in media un quarto del reddito ogni anno. Il saggio di risparmio ha iniziato a ridursi negli anni Ottanta; è diminuito più rapidamente a partire dal 1992, per poi stabilizzarsi al 10 per cento in questo secolo”.
La provincia di Varese contribuisce a tenere alta questa media. Il rapporto fra risparmi e reddito disponibile espresso in valori percentuali si colloca sopra quota 12 al quinto posto tra le province italiane, e prima tra le province della Lombardia dato che guidano la classifica Biella, Vercelli, Asti e Modena.
La minore propensione al risparmio in questo secolo ha tante ragioni: le crisi monetarie e finanziarie hanno messo a rischio i piccoli o grandi patrimoni; la caduta dei tassi di interesse ha reso meno attraenti gli investimenti; l’invecchiamento della popolazione sta facendo crescere la quota di persone che hanno un risparmio negativo, cioè che per mantenere il livello di vita sono costrette a intaccare i risparmi passati.
C’è poi il fatto che in Italia continua ad esserci un grosso deficit di educazione finanziaria. Siamo agli ultimi posti a livello europeo, seguiti solo da Malta, come diffusione delle conoscenze finanziarie e dei comportamenti relativi. È peraltro anche sensibilmente più basso che negli altri paesi il livello di partecipazione femminile alle scelte finanziarie.
Eppure la sensibilità femminile, unito ad una adeguata conoscenza, sarebbe fondamentale per aiutare a un più corretto comportamento verso le scelte economiche.
La componente femminile appare determinante proprio perché può costituire un valore aggiunto con valori non strettamente riconducibili agli obiettivi legati al profitto. Ci sono valori di soddisfazione personale uniti a quelli di partecipazione sociale che possono modificare le scelte economiche. Ci sono valutazioni saggiamente emotive che possono indirizzare le decisioni, aggiungendo al rendimento finanziario delle proprie scelte anche una soddisfazione personale per il raggiungimento di obiettivi non strettamente economici. Senza dimenticare che sono una dimensione importante quelle del dono e della gratuità, così come quelle dell’impegno nel Terzo settore e nel volontariato. Realtà che hanno anche una significativa valenza economica e che rappresentano, per gli uomini e le donne, una grande potenzialità di partecipazione sociale e di appagamento personale.
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