In questo mese di ottobre, per la precisione il giorno 16, si è festeggiata la giornata mondiale dell’alimentazione.
Il tema è naturalmente immenso e racchiude diversi ambiti da quello politico, economico sociale, a quello tecnico legato alla terra le acque, le coltivazioni e, non ultimo, quello medico/sanitario tenuto conto che nel nostro pianeta la disparità è ancora incredibilmente ampia.
Tanto ampia che si parte da popolazioni ancora alle prese con una scarsa alimentazione per arrivare a quelle che fanno incetta di farmaci (lasciando senza i diabetici che ne hanno bisogno come terapia) che non fanno ingrassare.
Questa volta noi decliniamo l’opportunità di una giornata di questo genere per puntare l’attenzione ad uno degli aspetti che coinvolge maggiormente noi italiani, cioè la dieta mediterranea.
Giusto come premessa vale la pena di ricordare che per dieta si intende tutto ciò che noi assumiamo (solidi e liquidi) nell’arco di una giornata.
Le diete sono quindi anche l’espressione storica e sociale dei Paesi in cui si sono sviluppate e rispecchiano anche usi, costumi, tradizione e naturalmente sono spesso basate sui prodotti che le terre e le acque di queste nazioni offrono come risorsa principale.
L’Italia affacciandosi sul Mediterraneo ha quindi tradizionalmente come base alimentare proprio la dieta Mediterranea, tra l’altro ancora riconosciuta in tutto il mondo scientifico internazionale tra le migliori (anzi la migliore) dal punto di vista sanitario.
Questo modello nutrizionale che l’Italia divide, con ovvie varianti nazionali, con altri Paesi che si affacciano su questo mare è stato studiato in modo approfondito a partire dagli anni Cinquanta e gli è stato riconosciuto ruolo determinante sulla longevità ed il benessere sanitario del nostro Paese.
In modo specifico gli è stata riconosciuta l’importanza (insieme a stili di vita corretti) di diminuire in modo significativo, rispetto ad altre nazioni, l’incidenza delle malattie cardiovascolari.
Tra le caratteristiche di questa dieta l’alto consumo di cibi a bassa densità calorica come frutta, verdure, cereali, legumi, l’alto contenuto di fibra, fattori che facilitano l’assunzione di composti utilissimi per il nostro organismo come i polifenoli, i carotenoidi e le vitamine C ed E importanti antiossidanti.
Nella piramide alimentare, che esprimere dal punto di vista visivo l’importante dei singoli elementi, la dieta mediterranea vede tra gli alimenti base anche il pesce e le carni bianche, mentre al vertice (indice quindi di minor utilizzo) vi sono i dolci.
La caratteristica di questa dieta è sempre stata inoltre la stagionalità (oggi a dire il vero concetto stravolto dalla grande distribuzione) cioè quella varietà di frutta e verdura legata ai diversi periodi dell’anno per la quale molte generazioni hanno legato la presenza a tavola di ciliegie, angurie od uva al cambiare dei mesi.
Premesso che la priorità degli interventi va ancora a quei quasi tre miliardi di persone (dati FAO) che non hanno ancora una assunzione energetica alimentare sufficiente alla sopravvivenza, merita attenzione l’osservazione che in Italia solo il 5% della popolazione raggiunta da una ricerca condotta dall’ISS conferma di seguire in modo adeguato lo stile alimentare mediterraneo considerato l’ideale per la salute.
La ricerca mette in evidenza come soprattutto negli ultimi dieci anni fenomeni come l’urbanizzazione ed industrializzazione abbiano portato ad una transizione nutrizionale verso modelli tutt’altro che salubri.
Il risultato è ovviamente un aumento delle malattie croniche non trasmissibili con relativo aumento dei costi sanitari per tutti noi.
You must be logged in to post a comment Login