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Società

RAGAZZI MIEI

LUISA NEGRI - 31/10/2024

burgio1Non esistono ragazzi cattivi non è solo il titolo di un suo libro di quindici anni fa, è anche una convinzione maturata sulla base dell’esperienza di vita e di sacerdozio.

Don Claudio Burgio, conosciuto come il prete dei rapper, quello che dice lo riscontra ogni giorno e lo affida a un’altra pubblicazione uscita da poco, Il mondo visto da qui, edito da Piemme. Che dovremmo tutti leggere, per capirne almeno un po’ di più sui giovani e sui problemi che educatori, genitori, insegnanti e operatori sociali si trovano ogni giorno ad affrontare.

“Li chiamano baby gang, maranza, ragazzi della generazione zeta, o della seconda e terza generazione, o minori stranieri non accompagnati, un modo per non interrogarsi in profondità sulle nostre responsabilità di adulti. Per me rimangono ancora ragazzi e basta”.

Don Claudio, classe 1969, un liceo classico e una laurea alle spalle, è cappellano da vent’anni del carcere per minori di San Vittore. Ordinato sacerdote dal cardinale Martini nel 1996, nel 2000 ha fondato l’Associazione Kayròs, a Vimodrone. Ospita quei giovani in cerca di se stessi che, dopo le dure esperienze del carcere o dell’abbandono, non hanno le famiglie a soccorrerli. Molte storie di rapine o delitti da prima pagina, consumati in famiglia o nell’oscurità silenziosa di notti tragiche, hanno avuto, anche di recente, come vittime o protagonisti i suoi ragazzi. Con loro ha iniziato un percorso che spesso, ma non sempre, ha portato alla redenzione. Perché la sconfitta, anche per chi sceglie la via del perdono e dell’amore, può essere sempre dietro l’angolo.

La vocazione di don Claudio è infatti maturata proprio nella condivisione di esperienze il più delle volte estreme, quando la società chiude le porte ai giovani. Oppure le personali storie, nate in realtà di periferia e di emarginazione o di migrazione e abbandono, sembrano negare ogni possibilità di cambiamento e sostegno.

E invece sono proprio l’attenzione, cioè la cura, e la capacità di ascolto, spiega Burgio, le due chiavi fondamentali per entrare nel cuore di giovani, condannati fin dal primo sgarro a sentirsi esclusi.

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Don Claudio Burgio

Ladro emigrato. Così -lo ricorda Don Claudio nel suo libro- un magistrato apostrofava un ragazzino emigrato e denutrito, colpevole di aver rubato pochi centesimi, per fame, ai compagni di scuola. La dose di insulti veniva rincarata da una collerica insegnante, la stessa che se n’era accorta denunciando immediatamente il fatto al preside e alle forze dell’ordine.

Sono a volte però anche le stesse famiglie le prime a faticare nel seguire i cambiamenti o prevenire le devianze dei figli.

Ma il dialogo manca, come dice don Claudio, se vengono meno i due ingredienti fondamentali: cura e capacità di ascolto. Da farsi, il tutto, senza mettere avanti i propri sacrifici, gli impegni della quotidianità, persino i personali desideri, che a volte sono tipici di chi cerca nel figlio la propria soddisfazione a obiettivi perseguiti e mai raggiunti.

Kayròs è stata, e continua essere, una scommessa e una fondamentale risorsa per ragazzi che hanno sbagliato. Molti ce l’hanno fatta e sono persino diventati professionisti, con la laurea in tasca, di grande capacità, o noti artisti. E di recente un altro ospite, un emigrato, si è posto all’attenzione dei media per aver strappato al fuoco di un incendio quattro persone, intrappolate in casa, che mai da sole ce l’avrebbero fatta.

Nel libro di don Burgio c’è l’alta e gradevole narrazione, condotta sul filo dell’insegnamento evangelico, di chi si pone in cammino con l’altro: come Cristo fece coi discepoli sulla via di Emmaus. Ma c’è anche la severa, profonda e documentata analisi sulla situazione giovanile in Italia dell’addetto ai lavori che nulla dimentica: da un legislazione sempre più coercitiva, come il decreto Caivano che porta i minori a pene sempre più severe -una sconfitta, secondo don Claudio- all’uso sempre più totale e straniante dei social, all’ incuria delle scuola. Che lascia indietro per abbandono scolastico l’11% dei giovani al Nord e il 19% al Sud del nostro Paese. All’edilizia scolastica pessima, con i suoi malandati edifici, simili sovente per trascuratezza alle carceri.

Lo stesso carcere poi accoglie in modo indecente, e inadeguato alle giovanissime età, i colpevoli di reati minori, buttati nel mucchio di detenuti incalliti. Laddove già la Costituzione non parla affatto di pene da scontare ma di possibilità di redenzione. E questo indica di suo come ci vorrebbe una riforma carceraria adeguata ai tempi. Nel deserto e nella grande assenza di mezzi e persone cui lo Stato dovrebbe provvedere, don Claudio ha dalla sua l’amore per l’arte e la musica, che insegna da anni, due chiavi importanti di dialogo per aprire il cuore ai giovanissimi ospiti.

Alcuni artisti rap -come Baby gang, Simba, La Rue, Sacky e Minur- sono ospiti a Vimodrone.

Le parole disperate e estreme delle canzoni ci svelano il loro animo, le sofferenze vissute crudamente, e crudelmente, sulla pelle. Per capirne di più, avverte Burgio, dovremmo farci carico di ascoltarli e lasciarli cantare.

Manca la casa, ci raccontano quei testi sinceri e disperati. Mancano i padri, manca il calore di chi è costretto a vivere in strada perché a casa nessuno ti accudisce. O perché la protervia di pochi ha deciso per migliaia di altri infelici.

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