(S) Spia, spia, non sei figlio di Maria… era il coro dei ragazzini un po’ monelli che minacciavano il compagno troppo ubbidiente ai genitori, disponibile a riferire loro le nostre marachelle. Oggi abbiamo almeno tre casi più seri.
(O) Non è una novità. Se non dalle caverne, certo tra una palafitta e l’altra ci si controllava a vicenda. Tra un villaggio e l’altro, tra tribù e tra città, popoli e Stati, tra nemici e tra alleati. È persino sorprendente che siano arrivate le leggi a tutela della privacy e contro l’insider trading, molto tardi rispetto alla necessità e, come suggerisce l’anglofonia, importate dalla cultura anglosassone, altrimenti la nostra mentalità latina avrebbe continuato ad accettare metodi di controllo sociale degni dell’inquisizione spagnola, sia che venissero applicati dallo Stato ai dissenzienti, dai mariti alle mogli, dalle suocere alle nuore, dai portinai agli inquilini.
(C) La cosa importante da segnalare è l’ambiguità del concetto: tutti i dizionari propongono due lemmi, uno positivo, per colui che incaricato e legittimato dallo Stato, procura informazioni preziose per la giustizia, per la sicurezza e il benessere del proprio Paese, l’altro per chi al contrario, per denaro o altro motivo lo tradisce. L’accezione è normalmente negativa quando l’informazione riservata si riferisce a fatti riguardanti la sfera privata, personale o economica; tuttavia, anche in questi casi, potremmo incontrare una necessaria e meritevole ricerca della verità.
(S) Altrimenti ladri, evasori, truffatori, spergiuri la farebbero franca sempre.
(C) Perciò resto meravigliato non della rabbia di chi si scopre spiato, ma dello scandalo delle presunte ‘anime belle’ che pensano che queste cose non debbano e non possano avvenire in una società civile e democratica. Se pensiamo alla dimensione globale come in una situazione di conflitto ininterrotto e alla politica come la prosecuzione della guerra con altri mezzi (come purtroppo constatiamo quotidianamente) non possiamo un giorno ammirare i successi del Mossad e il giorno dopo meravigliarci se ad un livello infinitamente più basso politici e manager fanno raccogliere notizie riservate, possibilmente imbarazzanti, sulle abitudini, i gusti, i vizi e le virtù di altri politici e manager, nemici e concorrenti o anche amici di oggi, ma domani chissà…
(O) Ma io resto stupito sapendo che 800mila è il numero dei fascicoli che Equalize ha attinto dalla Banca SDI (Sistema di indagine) al Viminale e che è bastato corrompere alcuni addetti alla manutenzione dell’apparato informatico. E degli altri due casi, se quello del bancario pugliese curiosone può al momento apparire una patologia individuale, quello che il procuratore Cantone di Perugia ha definito “verminaio”, ha avuto come attuatori persone addette a servizi di sicurezza dello Stato, di piccolo rilievo s’intende, ma dietro le quali è possibile si celino poteri ben più inquietanti. Perciò, mentre occorre ribadire che anche gli stati democratici hanno il diritto e il dovere di difendere giustizia e sicurezza raccogliendo e gestendo dati informativi, pensiamo solo a traffico di stupefacenti e a terrorismo, si ricorda che esiste una buona legge che ne stabilisce obblighi precisi per l’esercizio. È la 124/2007 che assegna all’AISI (Agenzia informazioni sicurezza interna) la responsabilità “di ricercare ed elaborare (…) tutte le informazioni utili a difendere la sicurezza interna della Repubblica e le istituzioni democratiche (…) da ogni minaccia, da ogni attività eversiva e da ogni forma di aggressione criminale o terroristica”. La stessa legge assegna ad un comitato parlamentare COPASIR, “la funzione di verificare, in modo sistematico e continuativo, che l’attività del Sistema di informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi, nell’esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni (…)Del Comitato fanno parte cinque deputati e cinque senatori,(…) garantendo comunque la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni(…) Il presidente è eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi di opposizione.”
(C) La legge è buona, perciò dal Copasir ci saremmo aspettati una presenza più attiva, tempestiva e riconoscibile, convinto come sono che i compiti del Parlamento debbano essere svolti allo stesso livello almeno di quelli esercitati dagli organi esecutivi. Con dispiacere notiamo la molto differente valutazione del giudice rispetto alla procura in merito alla pericolosità e quindi alle misure cautelari degli indagati, che ci fa temere il solito uso politico- elettorale dei mandati d’arresto. Altrettanto diligente e cauta attenzione vorremmo dagli organi d’informazione, nella ricerca di notizie vere ed utili, non cedendo alla tentazione di partecipare anche loro al banchetto delle spiate scandalose, indiscrete e “verminose”, ma utili ad attirare l’interesse del pubblico e magari a condizionarlo politicamente nell’uno o nell’altro senso.
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
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