I temi caldi nell’agenda iniziale del Sinodo dei vescovi erano due: le donne e i gay, la necessità di dare più spazio nella Chiesa al contributo femminile e le esigenze delle persone Lgbtq+. Ebbene, l’assemblea non ha risposto alle attese di chi confidava in novità epocali, anche perché è difficile trovare soluzioni e risposte valide subito e per tutti. A lavori conclusi, papa Francesco ha rinnovato l’appello alla capacità della Chiesa di stare tra le persone, di raccogliere il grido del mondo e “voglio dirlo – ha aggiunto – anche se forse qualcuno si scandalizza, di sporcarsi le mani per servirlo. Una Chiesa seduta, che quasi senza accorgersi si ritiri dalla vita e confini sé stessa ai margini della realtà, è una Chiesa che rischia di accomodarsi nel proprio malessere”.
Il Sinodo ha ascoltato i fedeli, ha invitato le chiese locali ad esprimere le loro opinioni sulle possibili riforme, ha interrogato anche i non cattolici. Il relatore cardinale Jean-Claude Hollerich spiega che si è trattato di un processo iniziato nel 2021 e le sessioni del 2023 e del 2024 sono state solo la fase celebrativa di questo processo: “Ora, noi offriamo questo discernimento al Santo Padre che lo deve continuare e il Santo Padre a sua volta lo ha rimandato a tutta la Chiesa, alle comunità locali. Quindi il processo continua anche se questa 16.ma Assemblea generale è terminata. Che impatto avrà sulla vita dei cattolici? Probabilmente non vedranno un cambiamento immediato, perché i cambiamenti hanno bisogno di tempo”.
La scelta del papa di non pubblicare l’esortazione post-sinodale rinvia al documento finale approvato dalla maggioranza dei vescovi che non ha valore normativo, ma dà le linee di orientamento e apre a una generica maggiore partecipazione delle donne e dei laici nella vita della Chiesa. Il diaconato femminile resta una questione aperta, così come la morale sessuale e il matrimonio dei presbiteri. Delusione? Il cardinale Victor Manuel Fernandez, prefetto del dicastero per la dottrina della fede, chiarisce che per Francesco “la questione femminile non è matura in questo momento. È importante che il ruolo delle donne sia riconosciuto e valorizzato, ma la partecipazione alla vita ecclesiale anche nei posti guida può essere più importante e più ampia dell’attribuzione, a poche, del sacramento dell’ordine”.
Il testo dei vescovi invita a una “conversione relazionale”, cioè avanza la richiesta di una Chiesa più capace di nutrire le relazioni tra uomini e donne, nelle famiglie, nelle comunità, tra tutti i cristiani, tra i gruppi sociali, tra le religioni. Le tragedie che affliggono il mondo dipendono da rapporti malati a partire dalle guerre e dall’illusione che una pace giusta si possa ottenere con la forza delle armi. Altrettanto letale – affermano i vescovi – è la convinzione che il creato possa essere sfruttato a piacimento per ricavarne profitto. Pessime relazioni sono le disuguaglianze tra gli uomini e le donne, il razzismo, la divisione in caste, la discriminazione delle persone con disabilità, la violazione dei diritti delle minoranze, la indisponibilità ad accogliere i migranti.
È stato comunque un Sinodo ecumenico con i suoi 368 membri di cui 272 investiti dal munus episcopale e 96 non vescovi, cui vanno aggiunti otto invitati speciali tra cui Luca Casarini, che è tra i fondatori di Mediterranea Saving Humans, un rappresentante della Chiesa siro-ortodossa e uno della federazione luterana mondiale (assente invece il patriarcato di Mosca). Papa Francesco ha consentito di aumentare il numero dei partecipanti visto l’interesse che le Chiese sorelle hanno manifestato per il cammino sinodale.
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