Conte silura Grillo, ma nel post-M5S potrebbero silurare lui. La costituente di fine novembre liquiderà il fondatore consegnando i resti del Movimento all’ex premier. Per che farsene, tuttavia, viste le ambiguità di linea politica, gl’insuccessi elettorali, il default di fascino sulle masse (ah, i bei tempi del populismo)? Questo è il punto. Nessuno lo dice apertis verbis, ma nelle riservate chiacchiere del mondo pentastellato (del poco sopravvissuto alle origini) la leadership dell’avvocato multiforme scricchiola.
Egli s’appresta a costruire un partito a sua misura, il PdC appunto, il Partito di Conte. Dell’M5S si perderanno le tracce e il nome. Ma zero certezza sul futuro della neo-formazione. Non se ne intravedono il programma chiaro e la collocazione nel campo di gioco politico. Un partito di sinistra, di centro, perfino di destra? Mah. Finora è andata al modo dei camaleonti. Conte partner di Salvini, di Zingaretti, di Draghi. Gli manca la Meloni, e non si sa mai con un’artista del trasformismo qual è l’avvocato di Volturara Appula. Ottima figura istituzionale, dignitoso/meritevole presidente del Consiglio al tempo del Covid, sfurbito giurista, acrobata delle relazioni internazionali (non ha ancora detto se sta con Trump o Harris, ultimo esercizio di trapezio). Ma leader di partito, ahi ahi, questo è un punctum dolens: quale sarà, come lo farà, con chi lo farà. Boh.
Lo sconfittone ligure ne decreta il ridimensionamento. Certo non l’estinzione subitanea dal maggior rango nei Cinquestelle o in che cosa verrà dopo di loro. Però i fedelissimi e gl’infedeli sono percorsi dal dubbio: è lui la persona adatta a far squadra con gli amici/nemici del centrosinistra per imbastire un’opposizione che nel ’27 sia capace di contendere Chigi alla Meloni? O vale pensare diversamente? Intanto la sottaciuta speranza di molti è che Schlein s’adoperi per affermare una latitante egemonia: prelevi dall’M5S alcune idee portandole nel Pd, le affianchi a quante già vi risiedono, crei un cartello di riformismo praticabile. Né radicale né moderato: praticabile. Che vuol dire realistico, misurato sulle necessità vere degl’italiani, conseguenza d’una visione lungimirante della società. L’intendance suivra diceva De Gaulle e forse prima di lui Napoleone. Gli alleati si adegueranno a chi è tenuto ad esercitare una guida di coalizione non per sua volontà, ma per volontà degli elettori. Quelli che al Pd han chiesto di smetterla d’inseguire le bizze altrui e invece di farsi seguire (ben vengano, una volta tanto, cambi di casacca) sulla via maestra d’un programma d’efficace mediazione. Schlein può fare a meno di Conte, e invece Conte non può fare a meno di Schlein. Dunque, in sostanza: bisogna cambiare musica. Privilegiando la fusion e obbedendo a un solo direttore d’orchestra. Ci vuol molto a capirlo?
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