Chissà quanto tempo occorre ancora per veder calare i profitti delle grandi imprese produttrici di armi, di terra di cielo e di mare, e quelli delle grandi banche che le finanziano. Le guerre non finiscono mai e si ripetono senza variazioni. Basta rileggere la Storia vecchia anche di 200 anni per trovare più similitudini con ciò che sta accadendo ora. Lo spunto per chi scrive viene dall’ avvincente lettura di un romanzo storico di Pino Cacucci, “Quelli del san Patricio”, che trae origine dalla vicenda di un battaglione di cattolici irlandesi nella guerra Usa-Mexico dal 1846 al 1848. Disertori passati dall’esercito yankee a quello messicano dopo aver assistito a ripetuti stupri di bambine, torture di civili inermi e perfino orrendi atti sacrileghi come quello di costringere un prete cattolico, latino, a bere dal calice durante una funzione dopo aver urinato dentro lo stesso. Atti commessi da combattenti regolari dell’esercito anglosassone ben supportati da “coloni” del Texas, al tempo messicano. Furono tutti fucilati a Città del Mexico dall’esercito occupante come disertori, alla fine della guerra.
Il “Destino manifesto” (Manifest Destiny) animava i nuovi americani dopo il 1840, convinti che fossero loro i missionari chiamati a predicare la Libertà e la Democrazia su tutto il globo. Destino che richiedeva necessariamente uno Stato forte ed esteso e quindi diveniva ovvio dover espandersi dal Texas alla California e all’Oceano Pacifico avendo così sbocco sui due oceani e diventare una potenza mondiale. Non mancava certo, come mai è mancato in ogni tempo, il supporto di un credo nella scontata ed evidente superiorità della propria “razza” che allora era definita “razza anglosassone”. I nuovi americani che si definivano “nobili ed industriosi”, paladini della democrazia e della libertà, forse un poco razzisti ma poco poco, sentivano l’obbligo morale di liberare le terre occupate dai “degenerati” messicani e dai primitivi e incivili nativi. In Mexico era già stata abolita la schiavitù.
I fatti: nell’ aprile del 1846 una squadra di cavalieri nord americani venne attaccata dai messicani in territorio decisamente conteso del Texas. Questo fu lo spunto atteso dal presidente americano Polk per dichiarare guerra al Mexico.Disse il presidente: “… perché è stato versato sangue americano sul suolo americano”, il Texas, indipendente e conteso tra le parti. Dopo una decina di serie battaglie l’esercito nordamericano occupò la capitale Città del Mexico e fece prigioniero il Presidente. La pace venne firmata. I missionari della libertà e democrazia ottennero il 30% di tutto il territorio messicano. Una parte del Texas e poi, verso il Pacifico parte del New Mexico, Arizona, Colorado, California… per circa 1.300.000 km/quadrati. Oddio, a Washington si pensò anche di annettere tutto il Mexico aggiungendo 1.900.000 km/quadrati, ma capirono che non era una scelta opportuna per più motivi. I messicani erano sfaccendati, bevitori, rissosi, latini: così si disse. In realtà portarsi a casa un territorio così grande pieno di cattolici diventava anche un problema. Si accontentarono del nuovo confine sul Pacifico.
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