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Chiesa

ACCOGLIERE

SERGIO REDAELLI - 25/10/2024

zuppiTra uno schiamazzo da curva nord di Salvini (“Paghino i magistrati se un irregolare stupra, rapina, uccide”) e un’inquietante minaccia del Guardasigilli Nordio a un altro potere dello Stato (“Se i giudici esondano il governo interverrà”), risuona la saggia voce del papa che parla alla coscienza dei cattolici – e non solo – sul dramma dei migranti: “Non possiamo chiudere la porta al profugo, bisogna accoglierlo, accompagnarlo e integrarlo nella società”. Francesco lo dice in un video inviato al convegno dei presidenti e degli assistenti diocesani dell’Azione Cattolica. Nessun riferimento diretto al conflitto che oppone il governo ai magistrati per il trattenimento non convalidato dei sedici scortati in Albania.

Lo fa invece il vicepresidente della Cei monsignor Francesco Savino: “I migranti non sono pacchi da sbattere da una parte all’altra e come cittadino e come pastore chiedo di stare attenti allo scontro tra le istituzioni perché quando i poteri non si rispettano reciprocamente, la democrazia è a rischio”. Il richiamo della Chiesa è prima di tutto alle scelte etiche da fare in tema d’immigrazione: bisogna impedire il ritorno dei fuggiaschi in Paesi non sicuri e dare priorità al soccorso di vite umane in mare con dispositivi di salvataggio e di sbarco prevedibile, garantire condizioni di vita degne, assicurare alternative alla detenzione, offrire percorsi regolari di migrazione e accesso alle procedure di asilo.

Il cardinale Matteo Zuppi spiega che i vescovi fanno la loro parte: “La Cei dona 80 milioni l’anno dell’otto per mille per aiutare chi ha intenzione di emigrare a non partire dai Paesi d’origine. Finanzia progetti educativi, attiva piani di promozione sociale, organizza corsi di formazione professionale e fornisce cure mediche nei villaggi dell’Africa e dell’Asia. Lavoriamo in collaborazione con le Ong e con i missionari nella migliore tradizione della Chiesa cattolica italiana. Qualcuno specula dicendo che “li vogliamo tutti dentro”. La Chiesa chiede solo che vi siano dei criteri per un’accoglienza degna, che la vita di chi è in pericolo sia sempre difesa e che tutta l’Europa sia solidale”.

Per Zuppi la logica della chiusura produce altre chiusure e i muri alzano altri muri: “In Italia abbiamo un gran bisogno di manodopera – dice – c’è tanto raccolto che rimane a terra in campagna e questo stato di cose causa miliardi di ricchezza non prodotta. Dobbiamo programmare il futuro, non subirlo, e uscire dalla logica dell’emergenza”. Il discorso sull’accoglienza porta inevitabilmente a un tema collegato, quello dello ius scholae: “Concedere la cittadinanza italiana ai bambini che seguono i corsi di studi con i nostri ragazzi è uno strumento importante d’inclusione – conferma Zuppi – Non è giusto far sentire questi ragazzi italiani a metà e la consapevolezza di avere dei diritti aiuta gli individui a comprendere di avere anche dei doveri”.

A proposito delle rotte della morte e dei naufraghi soccorsi in mare e riportati nei Paesi da cui sono partiti, al termine di una lunga odissea nel corso della quale hanno magari subito torture e trattamenti disumani, ecco i dati più recenti diffusi dall’Organizzazione internazionale delle Migrazioni. Dall’inizio del 2024 fino al 12 ottobre, le vittime sono state 522 e 731 i dispersi nella rotta del Mediterraneo centrale. Nello stesso intervallo di tempo, precisa l’agenzia internazionale, i migranti intercettati in mare e riportati in Libia sono stati 18.646, di cui 16.386 uomini, 1.330 donne, 619 minori e 311 persone per cui non sono disponibili dati di genere.

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