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Economia

FAMIGLIE, AVANTI PIANO

GIANFRANCO FABI - 25/10/2024

Fonte: Avvenire

Fonte: Avvenire

Dall’emergenza climatica al crollo demografico, dalla crescita delle disuguaglianze alla crisi delle democrazie, dalle guerre in tante aree alla crescita delle migrazioni dal Sud al Nord del mondo. In questo avvio del Terzo millennio sembra che non ci facciamo mancare nulla.

Con la speranza che non si spenga anche la fiducia nella possibilità affrontare, anche se non certo risolvere, problemi che hanno radici globali e dimensioni planetarie.

Ogni lungo cammino, tuttavia, comincia con un primo passo, ma la direzione deve essere giusta e non devono mancare le forze e i sostegni per proseguire il cammino. E guardando alla piccola realtà italiana possiamo osservare come sul tema della famiglia, fondamentale per contrastare positivamente il calo delle nascite, qualche passo il Governo abbia deciso di farlo cercando di superare la logica dei tagli e risparmi, una logica peraltro in qualche caso doverosa dopo i bonus sparsi a piene mani anche a chi non ne aveva bisogno (è il caso del 110% edilizio).

Per le famiglie qualcosa c’è con maggiori spese che per il 2025 sono valutate 1,7 miliardi di euro. La novità più rilevante è il bonus di mille euro per ogni nascita, un bonus riservato alle famiglie con un Isee (Indicatore di situazione economica equivalente) inferiore a 40mila euro. Chiamato “bonus bebè” o “Carta per i nuovi nati” questa erogazione è finalizzata a dare alle famiglie una garanzia per le maggiori spese che la nascita di un figlio comporta.

Un sostegno finanziario una tantum alla nascita che si aggiunge all’assegno unico universale attribuito per ogni figlio minorenne a carico e fino alla maggiore età e, al ricorrere di determinate condizioni, fino al compimento dei 21 anni di età. Ugualmente importante è il bonus asilo nido. Le famiglie con bambini con meno di tre anni potranno ottenere, a seconda del reddito, una somma annuale tra i 1.500 e i 3mila euro.

Altre misure riguarderanno i congedi parentali con un’indennità che potrà arrivare a tre mesi e all’80% dei compensi mentre altri interventi, come la carta “Dedicata a te” che copre gli acquisti dei beni di prima necessità, rientrano comunque nel sostegno alle famiglie più bisognose.

La battaglia contro la denatalità richiederebbe tuttavia una maggiore volontà di azione anche sugli altri fronti più concreti che riguardano la vita quotidiana, come quello degli asili nido. Per gli asili nido è in fase di attuazione un apposito capitolo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il famoso Pnrr. Ebbene rispetto ai progetti iniziali il numero dei nuovi posti per i servizi di educazione e cura a favore della prima infanzia che verranno creati nei prossimi cinque anni si è quasi dimezzato, passando da 264mila a 150mila. Le ragioni sono in parte nell’aumento dei costi e in parte dall’incapacità di molti comuni di rispettare i tempi di progettazione e realizzazione delle opere. L’Italia ha ora poco più di 350mila posti in asili nido con un grado di copertura inferiore al 30%. I progetti iniziali avrebbero permesso di arrivare oltre quota 40% con una distribuzione più uniforme a livello nazionale. Ora invece non solo i numeri sono più contenuti, ma cresce anche il divario tra Nord e Sud.

Vorrà pur dire qualcosa il fatto che la provincia di Bolzano, in cui gli asili nido coprono quasi il 50% della domanda potenziale, sia anche quella che contrasta con maggior successo il calo delle nascite. Basti pensare che negli ultimi vent’anni il tasso di natalità ha avuto un andamento stabile e infatti, pur con una diminuzione delle donne in età fertile dal 48,4% al 41,9%, il numero medio di figli per donna è aumentato da 1,46 a 1,70. L’Alto Adige è l’unica provincia italiana con un saldo naturale positivo, cioè dove le nascite superano ancora i decessi.

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