Un partito dei cattolici non c’è. Ma è come se ci fosse. Gli dà l’involontario imprinting Bergoglio, che dice/ridice la sua a proposito di questioni sociali, culturali, economiche e dunque politiche. Disposte in fila, illustrano la creativa idea d’un programma virtuale di pronto utilizzo per chi ambisse a giovarsene.
Il pontefice si dedica alla pastorale. Punto. Ma spesso la si declina in altro modo, nell’Italia che ospita l’enclave vaticana, rintracciandovi l’immaginifico canovaccio d’un partito centrista (absit iniuria). Assai lontano (1) da pregiudiziali verso destra o sinistra. Disinteressato (2) a equilibrismi di maniera, il colpo al cerchio e il colpo alla botte. Al di fuori (3) di strategie calibrate allo scopo di reinvestire il capitale dell’elettorato dei fedeli in un simbolo, in una coalizione, figuriamoci se in una leadership.
Tuttavia. Tuttavia quando si esprimono -in prima persona o tramite seconde, autorevoli persone: vedi il capo dei vescovi- giudizi netti circa il conseguimento della pace; e circa l’accoglienza degl’immigrati; e circa l’autonomia differenziata; e circa la riforma detta premierato; e circa il no all’aborto istituzionalizzato così com’è; e circa la malcurata sofferenza di poveri, infermi, emarginati; e, insomma/infine circa il deficit di competenza, attivismo, lungimiranza, spirito di pratica governance; ecco, di fronte a un tale scenario, dovrebbe accendersi la gara a farlo proprio.
Questo in fondo (in principio) domanda la Chiesa, senza volersi mischiare in beghe di rivalità partitica cioè evitando lo schieramento di fazione. Auspica sic et simpliciter: gl’impulsi provenienti dalla società trovino sintesi in una risposta concreta, distante dalle convenienze del momento, mirata a un orizzonte largo/alto. Il progresso sta nel guardare avanti dopo essersi ben guardati intorno. È lo sguardo saggio aiutato dall’incrocio delle esperienze, dalla valorizzazione delle diversità, dall’idea comprensiva d’un mondo che spesso ormai fatica a comprendersi. Naturalmente sembra difficile, molto difficile, che le forze politiche d’oggi rinuncino a modificare le loro identità per ricostruirne una che vi abdichi in favore del vantaggio generale. E allora sembra meno difficile -come racconta l’economista Stefano Zamagni a Sandro Frigerio, nell’intervista qui accanto- che un tot di cattolici cominci a far da sé, volgendo una rete associazionistica in partito. Anzi, han già cominciato: alle elezioni regionali in Emilia Romagna la rete, chiamata Insieme, si presenterà al giudizio dei cittadini. Una mini-sfida che va oltre il coraggio politico, seguendo il maxi-dovere cristiano. Ovvero: proviamo a fare noi quel che non fanno loro. Ovvio che Bergoglio c’entri nulla. Però è come se c’entrasse tanto. Fantasie? Ma sì. È con le fantasie che si modifica la realtà. Onore, e chissà se gloria, alle fantasie.
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