Quando il pulmino rosso della parrocchia Ognissanti di via Appia Nuova imbocca il rettifilo che conduce alla stazione Tuscolana, tra i senza fissa dimora che la popolano si crea sempre una certa agitazione. La prospettiva infatti di poter gustare un pasto caldo non lascia indifferenti uomini e donne già segnati dal peso della vita.
Stessa scena accade due giorni dopo alla stazione Ostiense, strategico hub della rete urbana ferroviaria che collega diversi quartieri della capitale e punto di raccolta di tanti “invisibili”. Anche qui il cibo distribuito alla sera dai volontari è atteso con impazienza.
La “cena itinerante”, così è stata battezzata l’iniziativa, si svolge nelle giornate di Mercoledì e Venerdì dalle 21 alle 22 e 30: grazie anche alle derrate distribuite dal Banco Alimentare viene preparato un pasto per circa 210 senza fissa dimora. Dal primo pomeriggio un gruppo di volontari opera nelle cucine della parrocchia approntando piatti variegati nel rispetto delle culture e delle diverse religioni.
Le cene sono poi caricate su un pulmino e portate alle stazioni dove si provvede alla distribuzione. Un gesto di carità possibile grazie ad una quarantina di parrocchiani.
«Offrire la cena ai bisognosi con cordialità e rispetto - racconta Rosanna, volontaria dal 2020 – è la condizione essenziale che ci consente di instaurare con loro una relazione fatta di ascolto, accoglienza, solidarietà, dialogo. Un rapporto capace di superare la “cultura dell’ “indifferenza” da un lato e della “diffidenza” dall’ altro».
I pasti distribuiti in singole confezioni sono composti da un primo caldo (pasta o riso al sugo) un panino ripieno, frutta, succhi e, se c’è, un dolce. Viene anche distribuito latte e cacao o caffè caldo grazie ad alcuni thermos. Dopo la cena c’è sempre, indispensabile, un momento per parlare.
«Il numero di persone è in continua crescita – continua Rosanna – si tratta di extracomunitari, tossicodipendenti, malati mentali. Recentemente si sono aggiunti, un po’ in disparte quasi per pudore, i divorziati che non riescono a far quadrare stipendio, affitto e assegni familiari». La Parrocchia è collegata in rete con altre associazioni di solidarietà: si chiama “Forum della Strada” e permette ogni sera nelle due stazioni una regolare distribuzione di cibo.
Non è questa d’altronde l’unica attività caritativa di Ognissanti, che venne fondata da Don Luigi Orione agli inizi del ‘900 con l’obiettivo di una presenza nel quartiere romano fuori Porta San Giovanni allora molto povero. Fedeli al motto del Santo della Carità “Chi da’ al povero da’ a Dio”, i parrocchiani gestiscono una Casa di Accoglienza in grado di ospitare sino a venti donne in difficoltà, la distribuzione mensile di un pacco alimentare a famiglie bisognose, il pranzo dei poveri offerto per la sua Festa orionina nel mese di Maggio.
Dalla periferia ci spostiamo in pieno centro, San Pietro. Qui a due passi dagli appartamenti della curia romana opera la Cucina Mobile del Progetto Arca: un “foodtruck” con fornelli, forno e bollitori a bordo che consegna direttamente in strada cene calde e complete. Sono monoporzioni con primo e secondo a base di carboidrati, carne e verdure a cui si aggiunge sempre una zuppa e un tè caldi. Inoltre uno zainetto contiene una buona colazione per la mattina successiva.
«L’idea – racconta Alberto Sinigallia Presidente del Progetto Arca (a cui il Meeting per l’amicizia tra i popoli quest’anno ha dedicato una mostra) – è nato ai tempi della pandemia. Da un giorno all’altro le persone in strada si erano trovate sole, senza la rete di supporto a loro conosciuta e necessaria per sopravvivere. Avevamo incontrato persone che non mangiavano da giorni. Da qui – prosegue – la decisione di non chiuderci in casa ma di inventare qualcosa per star loro vicino. Abbiamo allora messo le ruote alla cucina: i senzatetto non potevano recarsi a una mensa ? Noi siamo andati da loro. Oggi l’avventura continua». Se la montagna non va a Maometto
You must be logged in to post a comment Login