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L'antennato

PORTA IN FACCIA

STER - 18/10/2024

vespaBruno Vespa, uno dei più noti giornalisti e conduttori, ha abbandonato la festa organizzata al palazzo dei congressi di Roma dalla Rai per festeggiare i 100 anni della radio i settant’anni della televisione indignato perché la sua creatura “Porta a Porta” non è stata citata tra i programmi memorabili dell’azienda nel corso della celebrazione.

“Hanno citato Sergio Zavoli, Piero Angela, Giovanni Minoli, Federica Sciarelli, ma non me“ ha protestato Vespa in una nota al veleno rilasciata subito dopo il fatidico incidente.

“Non una parola, né una immagine sui 30 anni di Porta a porta. Cambiano le stagioni, ma l’anima profonda della Rai resta sempre dalla stessa parte” verga Vespa pieno di amarezza nella sua nota.

Una spigolatura minima, si dirà, ma indicativa di questi tempi Rai: al di là della passaggio nella nota del povero Bruno Vespa ignorato dai dirigenti in cui finge di essere un underdog aziendale “l’anima profonda della Rai resta sempre la stessa…” quando per decenni nel corso della sua lunga carriera lui è sempre stato per abilità e fiuto giornalistico – per così dire – dalla parte “giusta”, è indiscutibile come ci sia stato un periodo storico in cui Porta a Porta era l’epicentro della politica nazionale, tanto da essere chiamata “la terza camera dello Stato”.

Nello studio di Vespa Berlusconi accomodato su una scrivania in pregiato legno di noce ha siglato il contratto con gli italiani, un artificio di campagna elettorale che è passato alla storia ed è stato probabilmente l’escamotage vincente per la vittoria alle politiche del 2001, mentre Massimo D’Alema era chiamato da premier a cucinare i risotti, nel disperato tentativo di passare per simpatico. I tempi politici di oggi e la comunicazione che se ne fa sembra ormai privilegiare altre rotte e altre geometrie, le poltrone di Bruno Vespa sono come il salotto della nonna, un qualcosa a cui spiace rinunciare ma che forse non è più considerato comodo.

Porta a porta – in onda dal 1996, è giunto quest’anno alla trentesima stagione, per un totale di 3462 (al 2 ottobre 2024) – ha scritto che piaccia o no, molte pagine importanti della comunicazione politica di questo paese, per tacere di quelle di cronaca, come le memorabili puntate sul delitto di Cogne in cui Vespa esibiva in studio un plastico della villetta in cui avvenne l’omicidio e brandiva nelle mani uno zoccolo simile a quello che avrebbe ucciso il piccolo Samuele, anche in questo senso rendendo efficace la compassata comunicazione dei talk show Rai.

L’amministratore delegato della Rai Giampaolo Rossi nella festa per il centenario della Rai ha tenuto a ricordare che ci sono molti anniversari che ricorrono quest’anno riguardanti l’azienda di Stato: oltre alla radio e alla televisione si festeggiano i quarant’anni di Televideo, i 100 anni dalla nascita di Mike Bongiorno, i trent’anni dalla nascita dell’Orchestra sinfonica nazionale… Insomma, in questo diluvio di ricorrenze forse una citazione a Bruno Vespa andava davvero fatta, anziché costringerlo ad andarsene sbattendo una di quelle porte che – beffa del destino – sono proprio uno dei simboli del suo programma dimenticato.

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