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Memoires

LA SOSPENSIONE DEL “BOMBA”

SILVANO COLOMBO - 18/10/2024

fabioBenedetto Campanello, 1966.

Che non è, come d’acchito si potrebbe intendere, un discendente del famoso filosofo in fase di rivendicazione maschilista, ma è proprio un campanello di quelli che si usavano collocare a muro nelle aule delle scuole, in servizio del bidello.

Il mio ce l’avevo alle spalle della cattedra, nell’aula della seconda B, al Liceo Classico Ernesto Cairoli di Varese.

Aveva il disco in vetro bisellato dal cui centro faceva bella mostra di sé un pulsante in bachelite la cui corona lo avvitava alla parete.

Nel caso fossi stato tentato di premere il pulsante avrei dovuto avvitarmi sul busto e portare la mano destra dietro la spalla sinistra, operazione che avrei fatto senza una piega. Dovessi compierla oggi, mi dovrei avvoltolare sulla sedia, col rischio di perdere l’equilibrio e la dignità. Ma allora ero giovane. Tra me, supplente annuale di italiano e latino, e i miei allievi c’erano nove-dieci anni di differenza, ed allora ero abbastanza in forma da sfidarli al pomeriggio sul polveroso campo di calcio di Bobbiate per segnare qualche rete all’insaputa di un piccoletto ringhioso che affermava- lo sconsiderato- di voler spaccarmi le caviglie.

Per tornare a quel campanello, la sola tentazione di farlo suonare imponeva serie riflessioni ma quella volta non ci fu nessun ripensamento.

Un giovane riccioluto, simpatico come solo quelli intelligenti sanno essere, stava mormorando, esagerando in commentini più o meno sommessi e più volte richiamato non se ne curava. Trascinato, mio malgrado, verso il campanello, lo suonai, senza scompormi più di tanto sulla sedia.

Si aprì la porta dell’aula ed apparve in tutta la sua alta, maestosa figura, il Riganti. Questi, con la Mina, che era tutt’altro che affusolata e sdutta nella sua figura, corrispondente piuttosto a quei micidiali ordigni bellici di mare che mandavano a fondo le navi, erano i soli bidelli in servizio nel nostro Liceo. Uno per piano.

Prima che aprisse bocca lo pregai di condurre il discolo dal Preside, il cui studio stava proprio sotto la nostra aula, motivo in più per non fare movimenti scomposti.

Pochi minuti dopo si apre la porta ed entra il Preside, il professor Felice Bolgeri. Tutti in piedi.

“Colombo, che cosa dobbiamo fare del nostro allievo?”

La classe mi aspettava al varco. “Vediamo se ha il coraggio di andare avanti” immaginavo che pensassero tutti sotto gli incipienti baffetti.

“Sospenderlo, signor Preside.”

Fu così che per tre giorni sentimmo la mancanza del nostro Allievo-compagno che sarebbe diventato un carissimo amico, una vera e propria Bomba di professIOnista, un estimatore del suo prof che lo aveva suonato…benedetto campanello!

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