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Storia

MONITO ALLA BARBARIE

LUISA NEGRI - 18/10/2024

negri2È stata pubblicata di recente, per i tipi di Mursia, l’opera Fossoli e la Resistenza Lombarda. Leopoldo Gasparotto e Antonio Manzi.

A firmare il complesso e documentato lavoro è Francesca Baldini, insegnante, storica e tenace studiosa, che all’eccidio perpetrato ottant’anni fa, sul quale non s’è ancora fatta piena luce, ha dedicato un’ampia e accurata ricerca. A sostenere il suo impegno anche la operativa collaborazione di alcuni eredi delle vittime, figli o nipoti, costituitisi in associazione, desiderosi di avere risposte che nei lunghi anni mai sono arrivate alla accorata domanda di chi ha vissuto da vicino la tragedia dei propri cari. Si parla poco, dicono, di quanto successo in quella tragica estate del ’44 a Fossoli, quasi ci fosse paura di sollevare i veli dell’efferata vicenda, eppure 68 persone furono eliminate, compresi Leopoldo Gasparotto e Antonio Manzi, coraggiosi capi della Resistenza milanese, dopo gli eventi del settembre ‘43.

Disciolto con il proclama Badoglio il governo mussoliniano e l’esercito regio, i giovani e i soldati dovettero scegliere se continuare a offrire i propri servigi all’occupante tedesco o darsi alla macchia, o piuttosto unirsi ai partigiani.

La ricerca di Baldini, che ha visitato anche i luoghi della tragedia e della prigionia delle vittime, detenute nel carcere bergamasco di Sant’Agata prima e in quello milanese di San Vittore poi, ha permesso di raccogliere importanti testimonianze inedite di amici e parenti, e informazioni orali e scritte fondamentali, consultando carteggi e archivi pubblici e privati. Ma pone nuove domande e lascia aperte diverse ipotesi, ancora da verificare. Perché la decisione improvvisa di eliminare Poldo (Rey), Antonio (Vercesio) e i compagni di Fossoli? Perché nessuno intervenne, nonostante i tentativi e le richieste inoltrate, a evitare il barbaro esito della loro avventura?

La famiglia Manzi a Oggebbio nella primavera 1918

La famiglia Manzi a Oggebbio nella primavera 1918

Antonio era nato a Milano il 28 ottobre 1913, da Virginia Bellezza, parente dello studioso Paolo Bellezza, e da Enrico Manzi, funzionario bancario. Leopoldo, anch’egli milanese, nato il 30 dicembre 1902, era figlio di Luigi Gasparotto, uomo di legge e politico, e di Maria Biglia, avvocato.

Entrambi legati al territorio milanese, lo erano pure al territorio varesino e dei laghi prealpini, per incroci parentali e per le residenze estive, a Oggebbio (i Manzi Bellezza) e a Cantello, (i Gasparotto Colombo). Di formazione cattolica, laureati entrambi, in comune la passione per la montagna, avevano scelto la via della determinazione: combattere il nemico tedesco e le forze fasciste riunite dalla feroce Repubblica di Salò, costituitasi dopo il rientro di Mussolini dal Gran Sasso, messo in atto dallo stesso Hitler.

Catturati su delazione di spie vendute ai nemici, pagarono entrambi con la vita. Spesso le maggiori violenze fisiche, indicibili torture sopportate in carcere dai due, a Bergamo e a San Vittore, con grande eroismo, furono inflitte proprio dagli italiani. Tanto che, raccontarono i testimoni, erano gli stessi tedeschi a intervenire per porre fine alla ferocia degli ‘addetti ai lavori”.

Leopoldo Gasparotto

Leopoldo Gasparotto

Gasparotto fu ucciso il 22 giugno del ‘44, trucidato vilmente alle spalle senza alcun processo o preavviso di ordine superiore.

Antonio con altri 66 Triangoli Rossi, fu a sua volta eliminato per fucilazione il 12 luglio al poligono di Cibeno di Fossoli

Il libro, ricco di nuove testimonianze e documenti inediti, ricostruisce il contesto storico in cui mossero i primi passi molti di quei resistenti che operarono coraggiosamente in clandestinità per ritrovarsi a Fossoli -ex campo di detenzione di militari stranieri, e di concentramento degli ebrei, poi inviati dai nazisti ad Auschwitz- vittime di una ingiusta, violenta barbarie. E di un eccidio rimasto, come sottolinea l’ottima storica Baldini, ancora impunito.

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