(S) Il tasso fa più danni della tassa, o no? Io dico di sì. Non sembra, perché le tasse le paga ciascuno di noi di tasca propria, le vede, le sente, le tocca, proprio le patisce. Il tasso, penso a quello del debito pubblico, e lo vedo lontanissimo, a quello del mutuo sulla casa e mi frego le mani se lo ho scelto fisso, perché penso che intanto sale anche il valore della proprietà e se ho investito in BOT o BTP penso che mi difendo. Quindi mi chiedo: ma perché tutti addosso a Giorgetti? Fa il suo mestiere di ministro di un ministero dove si sommano tutte le ragioni di antipatia, talvolta di vero e proprio rancore di colleghi e cittadini.
(C) Parecchi anni fa l’attuale ministero dell’Economia era diviso in tre settori, Finanze, Tesoro e Bilancio. Il primo doveva procurarsi le Entrate. Era il più detestato dai comuni cittadini dovendo tosare ogni possibile loro fonte di guadagno per garantire le risorse necessarie allo Stato. Il Tesoro era unanimemente odiato dai colleghi ministri, perché aveva il compito di dire no alle loro richieste; questo non avveniva come ora in sede di legge preparatoria del bilancio dell’anno successivo, ma praticamente tutto l’anno, man mano che i vari provvedimenti si avvicinavano all’approvazione. Il Bilancio: non ho mai capito bene quale altro compito, specificamente politico avesse, se non quello di tener in ordine i conti e, forse, di scovare qualche residuo non speso per favorire l’approvazione di qualche urgenza.
Ora invece lo scontro dei nuvoloni neri che coprono l’intero cielo dell’economia italiana (ma quella europea non sta meglio) produce un cataclisma che si scarica periodicamente sul povero ministro che tiene nelle nude mani il parafulmine che dovrebbe proteggere il governo e, sperabilmente, l’intero Paese.
(S) L’aggravante è che quando il Presidente del Consiglio vanta qualche presunta competenza in materia economica, questa responsabilità è almeno un po’ condivisa; ne sanno qualcosa Prodi, Monti soprattutto, Letta, invece quando il o la Presidente ne hanno pochina, ben compensata da scaltrezza politica, il cerino, pardon, la bomba incendiaria, resta nelle mani del povero ministro dell’Economia, assediato da destra e da sinistra.
(O) Siamo tutti d’accordo ad assolvere Giorgetti? Certo, da buon commercialista cerca di tener in ordine i conti del suo cliente, ma forse desidererei qualcosa di più; non parlo di ‘finanza creativa’, per carità, ma di una capacità di tutto il governo di interloquire con l’UE per godere di una considerazione più realistica dei diversi problemi che affliggono i diversi Paesi. Con Draghi abbiamo avuto una breve parentesi, senza seguito.
(S) Eh, Draghi. Ma non sarà che la brevità del suo impegno non sia stata condizionata proprio dalla previsione di dover passare ad una stagione di scelte difficili e impopolari?
(C) Io lo rimpiango proprio per aver saputo usare, nella sua carriera politica, sia il coraggio sia la prudenza, entrambe al momento giusto. Coraggio soprattutto alla BCE, prudenza soprattutto come Presidente di un Governo che si presentava, senza dirlo, come un campo largo, larghissimo, ma disseminato di mine e tagliole. Non credo che il suo negarsi al proseguimento dell’incarico, dopo la ‘non sfiducia’ (che invece avrebbe accontentato un Andreotti di altri tempi), sia stato un ‘gran rifiuto’, motivato dal desiderio di non esporsi, quanto dalla consapevolezza che la vera partita elettorale si sarebbe giocata alle Europee e nell’aula di Bruxelles, alla quale infatti ha osato riproporre un programma di grande coraggio e responsabilità.
(S) Che cadrà nel nulla, viste le circostanze politiche a dir poco drammatiche in cui si trovano Germania, Francia e Spagna, per tacere di Austria, Ungheria, Belgio, Olanda e non solo. E a noi non resterà che galleggiare, lavorando di lima, di forbici, lesinando come ai tempi di Quintino Sella, mancandoci non so se più il denaro o il coraggio, di investire su scuola, università, ricerca, infrastrutture, competitività industriale e, ahimè, difesa.
(C) Siamo tornati in senso letterale alla originaria apologia paradossale, pure doppia, del Ministro dell’Economia, che dovrà trovare equilibrio tra tasse e tasso, e dell’ex presidente, saggio economista, più europeo che italiano, che, temo, vedrà svanire nelle nebbie belgiche il bel sogno di un’Europa (quindi anche di un’Italia) protagonista di pace e di sviluppo.
(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti
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