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Cultura

OTTOBRE

RENATA BALLERIO - 11/10/2024

ottobreIl nome ottobre perdura da secoli malgrado non sia più l’ottavo mese dell’anno, come lo era per i Romani: October in inglese, in francese Octobre, Octombrie in rumeno. Il mese quasi simbolo dell’autunno, la stagione che – come ricorda l’etimologia – deriva dal verbo latino augere, aumentava grazie alla varietà copiosa dei suoi frutti la ricchezza dei contadini.

I climatologi ci dicono allarmati che è una stagione destinata a scomparire. I sintomi ci sono già: gli alberi perdono precocemente le foglie come difesa dal caldo e il rosseggiare delle foglie sta perdendo molte tonalità. Tanti sono i modi di intendere questo mese. Per gli storici non c’è che l’imbarazzo della scelta: dalla rivoluzione di ottobre all’ottobre di sangue varesino. E che dire del 12 ottobre: giornata nazionale di Cristoforo Colombo, Dia de la Hispanidad in Spagna fino all’ormai contestato Columbus Day americano, celebrato per la prima volta dagli italiani di San Francisco nel 1869. Non sappiamo ancora come si ricorderà il 7 ottobre 2023 per quella tragica scintilla scoppiata durante un allegro festival musicale vicino al kibbuz di Re’Im.

Per molti il mese della malinconia, per altri una sorta di primavera dell’anima che aspetta fiduciosa la futura rinascita. Una tavolozza di sentimenti. In fondo anche la stessa malinconia è un’emozione sfaccettata: sensazione dolorosa di quanto perduto, come nella bella canzone di Lucio Dalla, Malinconia di ottobre, o vitale riflessione interiore. Sappiamo che per l’accorciarsi delle giornate viene inibita la produzione di serotonina e di altri neurotrasmettitori che regolano il tono dell’umore.

Ma sappiamo anche che non di sola scienza vive l’uomo. Forse non riusciamo più ad avere l’allegria delle ottobrate romane che fino all’inizio del Novecento erano occasione di scampagnate per festeggiare la vendemmia. Pare che un certo signor Antonio Casanova si lamentasse che troppo brevi erano i viaggi da Trastevere in carrozza tra fiaschi di vino e belle donne, alle quali far la corte. Cerchiamo altrove il fascino di ottobre. Magari in risposte senza tempo come sa darci la poesia. Un esempio tra i molti Ottobre di Vincenzo Cardarelli, composta nel 1934. Un tempo, era estate,/ era a quel fuoco, a quegli/ardori,/ che si destava la mia fantasia./Inclino adesso all’autunno/ dal colore che inebria,/amo la stanca stagione/ che ha già vendemmiato. Sono versi che evocano il sole d’autunno inatteso che sa donare la vagabonda felicità e incredibili giornate in cui si va componendo la tua stagione ch’è tutta una dolcissima agonia.

Ottobre ci ricorda il miracolo della vita, pur precaria e che scorre, e il poeta ci fa prendere malinconicamente coscienza di questo valore. Insomma un altro miracolo, quello della poesia.

Forse bisognerebbe dedicare tutto il decimo mese dell’anno alla poesia. I motivi non mancano. Il 10 ottobre del 1906 venne assegnato il premio Nobel – il primo ad un letterato italiano – a Giosuè Carducci e nel 1975, sempre a ottobre, circolò la voce che il premio sarebbe stato assegnato a Eugenio Montale. Nella lista delle coincidenze si potrebbe aggiungere che lui era nato a ottobre, il 12 per la precisione.

Ma si sa la vita non è solo un gioco di casualità. E ottobre non è solo il mese della dolce malinconia. Sarà, dunque, un caso che ottobre è il mese dedicato al benessere psicologico?

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