Montespaccato, agglomerato urbano tra l’Aurelia e la Boccea, è uno dei tanti quartieri senza identità della periferia romana. Inizialmente terreno agricolo, dal secondo dopoguerra in poi si è via via popolato di immigrati giunti nella capitale per lavorare.
Gran parte delle case, costruite in maniera disordinata, sono nate senza permessi. La viabilità è quella che è. Come in tante zone della capitale convivono contemporaneità e passato: qui nel febbraio 1959, durante i lavori per la costruzione del collegamento con il G.R.A. furono addirittura ritrovati i resti di un elefante preistorico.
Quando vi arriviamo in una sera di settembre piove a dirotto e le vie sono ruscelli da attraversare. L’illuminazione è fioca e per strada (forse a causa del maltempo) non c’è in giro nessuno. Eppure in un capannone tra le basse case del quartiere una luce indica con decisione un luogo: “I Due Fusti”, birrificio e ristorazione. Proprio qui padre Daniele Randazzo ha deciso di seminare un germe di speranza.
Questo francescano d’altronde non è nuovo alle sfide: imprenditore milanese di successo, viaggiatore e appassionato di home brewing (la birra fatta in casa) a 30 anni, insoddisfatto della vita pur piena di quello che la modernità identifica con il successo (carriera, donne, soldi) incontra il carisma francescano e decide di farsi frate.
Prende i voti. Diventa sacerdote e scende a Roma chiedendo di essere mandato in una di quelle che Papa Francesco chiama “periferie esistenziali”.
Viene nominato parroco a Primavalle, dove Mussolini fece spostare i residenti sfrattati dalle case demolite per costruire via della Conciliazione. Da qui inizia a pensare ad opportunità di lavoro per i tanti giovani che nel quartiere non frequentano la scuola e contemporaneamente non riescono ad inserirsi stabilmente nel mondo del lavoro.
Grazie all’amicizia con un altro e più famoso francescano, padre Paolo Benanti, teologo, studioso delle innovazioni, unico italiano membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite, i due entrano in possesso di un capannone abbandonato a Montespaccato e di un impianto per distillare birra dismesso da un centro commerciale.
L’antica passione di Randazzo conosce una nuova stagione. Da quel momento si getta con entusiasmo nell’impresa coinvolgendo il vice-parroco, alcuni pensionati e soprattutto i giovani sia di Primavalle sia di Montespaccato. Ora l’azienda produce ben sei tipi di birra: da una leggera ipa di 3,8 gradi, la “Broken Montain”, ad una “Odino” che con i suoi 12 gradi accompagna il “birramisu” dolce della casa.
Opera assolutamente laica anche se il nome di una delle creazioni “Mamre” ricorda il luogo biblico dell’incontro tra Dio ed Abramo.
Sempre nel capannone dei “Due fusti” da poco è stato aperto anche un punto di ristorazione dove è possibile consumare una cena leggera accompagnata in stile “pub” dalle birre spillate sul posto. Arrivano famiglie ma anche imprenditori, professionisti che padre Benanti incrocia nelle sue tante attività: in breve il birrificio diventa punto di orgoglio per due quartieri romani.
Da una periferia all’altra. Ci spostiamo alla stazione Tuscolana dove sabato scorso trecento persone si sono radunate in una grande festa per presentare le prossime iniziative del Banco Alimentare del Lazio. Prima tra tutte la colletta nazionale che quest’anno si terrà sabato 16 novembre. Teatro della manifestazione il magazzino che le Ferrovie dello Stato hanno ceduto in comodato per quattro anni al Banco e dove ogni giorno grandi Tir scaricano merci e piccoli furgoni delle associazioni convenzionate vengono a rifornirsi. «Un aiuto alimentare – ha commentato il viceministro del lavoro Maria Teresa Bellucci – che non è solo cibo. È essere accompagnato in un percorso di nuova vita. Per questo le istituzioni non devono asfissiare la magia del volontariato ma accompagnarne la creatività con regole giuste e trasparenti».
Periferie romane, teatro di solidarietà.
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