L’anno prossimo potrebbero tenersi dei referendum molto importanti e delicati richiesti dai cittadini. Nelle ultime settimane si è parlato soprattutto di quelli sull’Autonomia differenziata delle Regioni e sul Diritto di cittadinanza degli immigrati.
È bene sapere fin da subito che questi referendum per essere validi devono raggiungere la partecipazione al voto del 50% degli aventi diritto. È quindi probabile che molti dei contrari non vadano ai seggi per annullarne gli effetti. La contromisura è una sola: convincere tutti a recarsi ai seggi.
Il referendum sull’Autonoma differenziata riguarda la recente legge Calderoli per l’attuazione della legge sulle relazioni fra Stato e Regioni introdotta nel 2001 dal centrosinistra.
Sorprendente l’altissimo numero di firme: un milione e trecento mila di cui 750 mila raccolte ai banchetti estivi con una buona rappresentanza anche del Nord.
“La legge Calderoli divide il Paese e danneggia sia il Sud che il Nord” sostengono i promotori referendari.
Sulla base della mia esperienza istituzionale, avrei preferito, come avevo già scritto anche qui, un’intesa in Parlamento per riformare la legge del 2001 riportando definitivamente allo Stato le funzioni che sono chiaramente di portata nazionale come, ad esempio, le grandi reti di comunicazione, la produzione e il trasporto dell’energia, porti e aeroporti civili.
Non essendo stata possibile questa intesa, la consultazione popolare mi pare saggia, opportuna e da sostenere.
Il referendum sulla cittadinanza è l’ultimo in ordine di tempo ed è quello più problematico dal punto di vista giuridico.
Il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, per fare un solo esempio, ha affermato che la “formulazione del quesito potrebbe rendere il referendum non ammissibile in quanto propositivo e non abrogativo”.
L’obiettivo è però molto sentito. La raccolta delle firme necessarie in pochissimo tempo non si spiega solo con il metodo online ma anche col fatto che nella coscienza di molti italiani è accettata l’idea di promuovere il diritto di cittadinanza degli immigrati legali dopo un arco di tempo ridotto da dieci a cinque anni. Questo diritto verrebbe poi trasmesso ai figli minorenni.
Si tratta di una scelta giusta per favorire il senso di appartenenza dei nuovi arrivati di cui l’Italia ha certamente bisogno.
Ci sarà nel 2025 anche il referendum sull’elezione diretta del premier che sembrava il più pronto qualche tempo fa? Bisognerà vedere quando questa legge sarà approvata in maniera definitiva. Si ha la sensazione che Giorgia Meloni si sia raffreddata su una riforma presentata da lei stessa, con squilli di tromba, come “la madre di tutte le riforme”.
L’eventuale referendum, di tipo diverso dagli altri due, si farà certamente se la legge, come è molto probabile, sarà approvata con meno dei due terzi del Parlamento e non richiederà nessun quorum dei votanti per essere valido.
Il mio forte auspicio è che questa legge sia messa da parte, o che il referendum la annulli, e si possa poi trovare una larga intesa in Parlamento per rafforzare la stabilità dei governi.
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