Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

IL MONDO DI GOOGLE

RENATA BALLERIO - 26/09/2024

google«I dati saranno le armi del futuro». La battuta viene detta all’inizio de “Il codice da un miliardo di dollari”, mini serie tedesca del 2021, visibile su Netflix.

Ben sappiamo che il possesso di dati non ha soppiantato le armi ma è diventato un ulteriore strumento di dominio e di potere. Gli episodi della fortunata serie trattano della controversia esplosa in Germania nel 2014 contro Google per aver violato un brevetto di due ricercatori tedeschi. Quel brevetto era stato utilizzato dal colosso americano per sviluppare Google Earth, il software, vero mappamondo digitale, che genera immagini virtuali della terra.

Fin qui la storia televisiva che può anche non interessare tutti ma che ci ricorda come quanto di inimmaginabile per anni è stato provocato dal progetto realizzato, partendo da un algoritmo, nel lontano 1996 da due dottorandi americani, Larry Page e Serry Brin.

Per convenzione la nascita ufficiale di questa escalation risale al 27 settembre 1998 quando Page e Brin ebbero una loro base operativa, il primo – allora modesto – ufficio di Google. Sembrava un progetto assurdo e irrealizzabile. Oggi ben sappiamo della sua crescita quasi inarrestabile e come ha cambiato la vita di tutti noi. Allora era una novità che sorprendeva. Cercare qualcosa con Google – si leggeva in un libretto del 2006 – è un gioco da ragazzi per la semplicità di utilizzo. Per i giovani cresciuti con Google è qualcosa di ovvio e di scontato. A loro – e non sono solo a loro – pare che fare ricerca sia googolare. In fondo anche questa paginetta ne è figlia. Il verbo è stato inserito senza esitazioni dalla Treccani, che per anni era stata il totem della ricerca cartacea.

Ci siamo insomma assuefatti a questa quasi trentennale rivoluzione conoscitiva e siamo entrati senza remore nel vortice di innovazioni di Google e del suo business: Google play, l’acquisto di Youtube, gli invasivi servizi pubblicitari, Google map, Google for Education, Google traduttore anche dei dialetti. E l’elenco potrebbe continuare. Punte di tanti iceberg. Gli esperti o i curiosi sanno bene quale processo tecnologico c’è dietro il continuo cambiamento e perfezionamento del motore di ricerca.

A maggio di quest’anno il colosso di Mountain View ha annunciato un nuovo cambiamento: non solo un aggiornamento tecnologico ma una vera e propria riorganizzazione nel cuore stesso della navigazione in Internet. In sintesi e in parole povere – molto povere – il “nuovo motore Google sarà in grado di anticipare e comprendere le esigenze degli utenti, offrendo soluzioni immediate e mirate”. Un massiccio utilizzo, affascinante e inquietante, dell’Intelligenza Artificiale. La data di questa rivoluzione è ancora incerta ma la sfida è certamente iniziata. E Google – facile profezia – diventerà sempre più forte.

Nuovi scenari si apriranno in tutti campi, non ultimo quello giuridico. Una particolare riflessione meriterebbe la recente conferma da parte della Corte di Giustizia UE che, pur accettando con dei distinguo la maggior parte delle considerazioni della Commissione europea circa l’abuso di Google per posizione dominante, ne ha in parte modificato il tono sanzionatorio, anche in termini monetari. Problemi giganteschi in cui il normale utente si sente un nanerottolo, perso e smarrito. quasi incatenato.

Franco Nardi nel libretto dedicato quasi vent’anni fa “il mondo di Google” ricordava che al di là di tutto – alludeva ai vari servizi di allora offerti dal motore di ricerca – c’ è tutto un mondo nascosto di cui molti utenti ignorano l’esistenza. Ancora più vero oggi. E non dovremmo mai dimenticare che non c’è solo il mondo di Google ma il mondo, quello reale. Con tante sfide. Non tutte si vincono con il trovare in modo sempre più veloci le informazioni. Dovremmo riscrivere il prezioso libretto del Medioevo che consegnò al mondo il termine algoritmo: Dixit Algorizi, storpiatura del nome di un grande matematico arabo. Potremmo intitolarlo: che dice l’algoritmo di Google? Per ricordarci che non possiamo mai rinunciare a fare domande.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login