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Opinioni

DEL BENE E DEL MALE

ROBI RONZA - 26/09/2024

A Terno d’Isola un delitto “senza motivo”

A Terno d’Isola un delitto “senza motivo”

Non si era ancora spento l’eco dei due orrendi delitti di Terno d’Isola e di Paderno Dugnano che è giunta la notizia di altri due assassinii che è difficile dire se altrettanto orrendi o più orrendi ancora: a Vignale di Traversetolo (Parma) una ragazza ventiduenne, Chiara Petrolini, ha partorito segretamente due bambini nati molto probabilmente vivi, poi a quanto pare li ha uccisi (o li ha lasciati morire, questo non è ancora chiaro) ed ha sepolto i due corpicini nel giardino di casa.

A Terno d’Isola (Bergamo), nella notte tra il 29 e il 30 luglio Moussa Sangaré, ventiduenne italiano figli di genitori originari della Costa d’Avorio, mentre vagava in bicicletta armato di coltelli, ha afferrato e ucciso a coltellate Sara Verzeni, una passante scelta a caso. Fermato dai carabinieri ha dichiarato: «Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa». 

A Paderno Dugnano (Monza e Brianza), il 2 settembre un diciassettenne di famiglia agiata, italiano di nascita e di famiglia, ha ucciso a coltellate padre, madre e fratello minore dodicenne. Il suo avvocato difensore ha riferito che il ragazzo ha spiegato poi a chi lo interrogava che covava da tempo un “disagio” nei confronti della sua famiglia.

Sono delitti che fanno sembrare poca cosa (se fosse possibile) gli assassinii di adolescenti per mano di loro coetanei come quello dello scorso giugno a Pescara, dove due sedicenni – che la stampa ha riferito essere uno “figlio di una professoressa” e l’altro “figlio di un carabiniere” — hanno ucciso con 25 coltellate un altro sedicenne, reo di dover dei soldi a uno dei due, e poi se ne sono andati al mare, insieme ad altri amici che avevano assistito all’omicidio. Alla domanda rivolta dagli inquirenti al secondo dei due assassini sul perché avesse dato man forte al primo raccogliendo da lui il coltello, e colpendo a sua volta la vittima, il ragazzo ha spiegato di averlo fatto perché chi aveva iniziato a colpire è “un mio amico”.

Avevo già fatto oggetto di mie riflessioni i primi due delitti più sopra ricordati, ma voglio tornare qui sul tema anche sullo spunto di un dettaglio, che però mi ha colpito. A Mamiano di Traversetolo, dunque a due passi da Vignale, sorge la sede della Fondazione Magnani-Rocca, in una villa-museo circondata da un parco esemplarmente tenuto che custodisce una straordinaria collezione aperta al pubblico di opere d’arte di grandi maestri europei da Gentile da Fabriano al Ghirlandaio, a Filippo Lippi, a Goya, a Cezanne, a Monet, a De Chirico, a Morandi solo per citarne alcuni. Visitandola si fa un tuffo nella bellezza, che inizia con l’attraversamento del parco.

Si può immaginare che Chiara Petrolini abbia visitato, forse più volte, la villa-museo della Fondazione, ma quell’esperienza di bellezza non le ha impedito di uccidere i suoi due figli neonati. La cosa mi sembra una drammatica testimonianza del fatto che da sé sola nemmeno la bellezza basta a salvarci.

Torniamo però al nocciolo della questione, ossia al vuoto di significato e quindi di valori entro cui questi giovani assassini sono evidentemente cresciuti. È chiaro, come già scrivevo, che i loro sono casi estremi; ma casi estremi di una condizione evidentemente molto diffusa, ed è soprattutto questo che qui ci interessa.

È evidente che nella maggior parte delle famiglie e nella scuola oggi del bene e del male non si parla più. E persino nelle parrocchie se ne parla di rado. I giovani vengono magari educati alle buone maniere, al modo di vita “civile”, al rispetto dell’ambiente, anche a ciò che come membri della società e come gente che dovrà produrre e guadagnare occorre che sappiano, ma non si sentono dire più nulla riguardo al livello fondamentale e più profondo: quello del proprio destino, del significato della vita e del mondo, del bene e del male.

A questo livello di solito i più per così dire si arrangiano, e quindi concludono che ognuno può fare ciò che vuole precipitando nella spirale di un’autodeterminazione senza limite né prospettiva, che in quei casi estremi è giunta perciò fino al delitto efferato. È dunque urgente che si torni a testimoniare e ad insegnare che, prima e al di sopra dell’autodeterminazione, c’è un senso della vita e quindi una verità che vale per tutti; e che c’è quindi il bene e c’è il male. E da lì ricostruire una vita personale e sociale non solo tecnicamente avanzata ma anche davvero bella e quindi pure civile.

Personalmente penso poi che in tale contesto sia di particolare importanza che quelli che hanno incontrato Cristo dicano forte e chiaro che il senso della vita, il bene e tutto quel che ne consegue vengono da Dio.

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