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Apologie Paradossali

RICERCA DI UN’OASI

COSTANTE PORTATADINO - 26/09/2024

?????????(S) Siamo ancora qui, che non sappiamo scegliere l’argomento?

(C) Meno per mancanza di temi che per la loro abbondanza e difficoltà. La difficoltà di costruire una difesa morale, sia pure paradossale, di tanti comportamenti, pubblici e privati.

(O) Da parte mia, in un anno che può sembrare catastrofico, cerco di evidenziare messaggi e ragioni di speranza. Tra pochi giorni sarà l’anniversario dell’inizio della tragedia di Gaza.

(S) La catastrofe non dà speranza di fine, si allarga sempre più, per non parlare delle guerre dimenticate, non sostenute da lobby ideologiche o economiche, che solo il Papa ricorda. Solo il Papa afferma che non è necessario vincere, per porre fine a una tragedia. Caro il nostro sognatore, Onirio, ci stai spiegando che la speranza non coincide con le aspettative, più o meno fondate, ma è una virtù morale che spinge alla responsabilità e all’azione. Ma dove ne vediamo un esempio?

(C) Difficile, se guardi alle guerre tra stati o comunque tra poteri forti. Mi commuove l’esempio dei nonni di Riccardo, il ragazzo che ha ucciso genitori e fratello a Paderno. Non ho trovato pubblicate le loro ragioni e nemmeno voglio imbastire una speculazione pseudoreligiosa, ma non è questo un esempio di come ricominciare, con coraggio e speranza?

(S) Ma se la speranza mobilitasse in una direzione sbagliata? Come sta succedendo in Germania a livello di massa, con il successo del partito AFD tacciato di neonazismo.

(C) Appunto, non è speranza, ma una falsa aspettativa, costruita da imbonitori politici o economici, non molto diversa da una droga. Nel secolo scorso il grande romanziere Albert Camus parlava di questa forma di speranza come di un altro volto della rassegnazione, sostenendo che ciò che era rimasto in fondo al vaso di Pandora non era la consolazione, ma il peggiore di tutti i mali. “Se esiste un peccato contro la vita non è tanto il disperare, quanto lo sperare un’altra vita ed anche il sottrarsi all’implacabile grandezza di questa.” Noi, proprio noi, che cosa leggiamo nel fenomeno più imponente del nostro tempo, la migrazione di massa, speranza o disperazione? Ce ne preoccupiamo come di un male inevitabile, né più né meno che del cambiamento climatico, solo che a quest’ultimo dedichiamo più attenzione e ben maggiori risorse.

(S) Eh già, adesso ci mancherebbe che incrementassimo la speranza nella migrazione di massa, questo sì che creerebbe false aspettative e ulteriori tragedie; chiediamoci anche se non farebbe crescere la tentazione razzista in Europa, come reazione.

(O) Ci dicono che il clima sta desertificando l’Africa, ma il deserto peggiore che sta avanzando nel resto del mondo è quello umano. Se reagissimo a questa tentazione sapremmo creare OASI di vita economica e di speranza umana dovunque. Proprio nel mezzo tra quando dialoghiamo e quando leggerete, si tiene a Milano un importante convegno internazionale “Guerra e migrazioni. Ripensare i rapporti tra Occidente e mondo musulmano”, promosso dalla Fondazione Oasi. Difficile che si trovino soluzioni immediate, tanto più che, mentre scriviamo, abbiamo notizie di allargamento del conflitto in Libano, ma dobbiamo coltivare almeno il desiderio di cambiamento, prima di noi stessi e insieme, sperabilmente, Di tutti gli altri.

(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti

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