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Opinioni

RIPENSARSI

FELICE MAGNANI - 20/09/2024

shaking hands and business teamOggi uno dei temi fondamentali è ripartire, ma per ripartire occorre aver ben chiaro in mente il significato vero e profondo di una ripartenza, che cosa si vuole lasciare o modificare o innovare, di solito i grandi cambiamenti hanno tempi lunghi di preparazione, sperimentazioni e prove, a volte si va anche un po’ per tentativi, cercando di produrre il meglio di quello che passa il convento.

Certo una società che guarda al futuro deve avere ben chiari i suoi obiettivi e gli strumenti per raggiungerli. Fermo restando che l’educazione sia l’immagine ufficiale di un Paese, si rende necessario rimetterla in funzione con autorità e fermezza, senza lasciarsi coinvolgere da forme frustranti di buonismo.

Nel nostro Paese ci sono troppo problemi rimasti irrisolti, troppe iniziative abbandonate a se stesse, troppi progetti gettati alle ortiche, troppe approssimazioni e ambiguità, ci si è dimenticati troppo in fretta che la vita non è vita senza regole precise, senza ideali, senza la capacità di dare risposte alle domande di una comunità che vuole diventare grande.

Sono sempre di più le persone che parlano, parlano, parlano, che urlano, urlano, urlano, che si arrogano il diritto di fare e disfare, di trattare la comunità come si fosse una cane da portare a spasso con il guinzaglio, dimenticando che ogni essere umano è figlio di quella preziosissima identità che è la vita, nei confronti della quale va tutto il nostro amore e la nostra riconoscenza. Ripartire dalla vita significa rivalutare tutto ciò che contribuisce a potenziarla, proteggerla, promuoverla, come ad esempio rafforzando il ruolo della famiglia, della scuola, di una società civile molto più vicina e attenta ai problemi che la riguardano, di uno Stato pronto a esercitare fino in fondo la propria autorità, soprattutto quando la democrazia perde i pezzi e rischia di diventare preda di una tracotante anarchia.

In questi anni ci siamo resi conto di quanto sia necessario prevedere, ricercare, provvedere, osservare, non dare nulla per scontato, saper guardare sempre avanti, anche quando il mondo ci vorrebbe far credere che tutto sia già risolto e che non ci sia più bisogno di altro. È proprio nei rari momenti di quiete che la determinazione comunitaria deve guardarsi attorno, deve mettere sul tavolo la realtà e analizzarla per capirne in profondità i bisogni e le necessità. Una democrazia vitale e proattiva non deve farsi mancare nulla, deve essere sempre sul pezzo, anticipando senza lasciarsi anticipare, deve proporre e sottoporre, deve coagulare le forze e le energie, deve dimostrare che non c’è nulla che la possa mettere in crisi, deve dare risposte certe, capaci di trasformare l’immaturità in coscienza attiva, la stupidità in presa d’atto, l’anarchia in rispetto individuale e comunitario, l’aggressività in capacità di restituire alla ragionevolezza la sua forza restaurativa.

Un Paese con grandi tradizioni democratiche non deve lasciarsi sottomettere, non deve assolutamente cadere nella rete dell’ambiguità umana, deve saper imporre la propria civile intelligenza con regole certe, uguali per tutti. Forse è necessario ragionare più a fondo sul valore degli atti e delle parole, sul significato della storia, sul significato e sul valore della politica, sull’attualità di parole come rispetto, autorità, autorevolezza, disciplina, riflettendo su che cosa significhi integrarsi, collaborare, unirsi, riconoscersi nelle regole di una Costituzione.

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