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Zic & Zac

AL RIBASSO

MARCO ZACCHERA - 20/09/2024

harristrumpSono rimasto deluso dal dibattito tra la Harris e Trump perché speravo di vedere e sentire – ma soprattutto capire – l’opinione del futuro vice-capo del mondo (il capo ormai è il cinese Xi, che non si pone neppure il problema delle elezioni) sulle questioni importanti, non se sia vero o meno che gli immigrati haitiani mangino in Ohio i gatti del vicino..

L’immigrazione, per esempio, è una problematica mondiale e non si può liquidare tutto con una battuta, così come dimostrare di non avere neppure un’idea di come chiudere il conflitto in Ucraina.

Ma possibile che Trump non abbia capito che poteva incalzare molto di più la rivale sulle assurdità dei suoi voltafaccia, di una che – per esempio – fino all’altro ieri voleva la corsa verso il “green” ed ora accetta di riaprire le miniere di carbone in Pennsylvania pur di non perdere i voti in quello Stato?

Sono molto perplesso, è incredibile che negli USA non si siano trovate due persone più preparate per guidare il paese più importante del mondo. Eppure la scelta si è ridotta ad essere tra una che è stata promossa in prima fila per mancanza di alternative rischiando di rimanere un giocattolo nelle mani altrui (o forse proprio per questo) mentre dall’altra parte c’è un vecchio esaltato che urla slogan e poco di più.

Promesse e chiacchiere, illusioni senza concretezza e mai un concetto concreto, preciso, un punto fermo programmatico, senza “se” e senza “ma”.

Pensavo che Trump avrebbe sfruttato meglio l’occasione del dibattito che alla fine – per sorteggio – lo ha reso credibile solo in chiusura, quando ha accusato la rivale di non aver fatto in questi anni nulla di quello che ora promette.

Per contro non ho capito dove sia il “nuovo” della vice-presidente Harris al di là dei soliti messaggi un po’ scontati ma molto demagogici, cari a chi non ha molto altro da dire ad un paese che – apprendiamo – correrebbe ora ad iscriversi al voto solo perché invitato da Taylor Swift, la cantante che è un po’ paragonabile alla nostra Chiara Ferragni.

Un’ America che – per quanto la conosco – è ben diversa da entrambi i due personaggi, anche se sicuramente guarda sempre molto di più al proprio ombelico che pensare ai problemi del mondo.

Ma i leader non possono non pensarci ed era proprio dal confronto diretto che doveva uscire la singola opinione di ciascuno, ma purtroppo non è stato così.

 La Harris – per esempio – è d’accordo o meno di permettere all’Ucraina di lanciare missili a lungo raggio sulla Russia, pur con l’ipocrisia che siano occidentali ma non americani? Come uscirebbe dal conflitto (ammesso che ne voglia uscire) al di là delle buone intenzioni? Per contro, ma è mai possibile che Trump non l’abbia incalzata chiedendogli se c’era un punto, anche uno solo, in cui non fosse d’accordo con il suo attuale principale? Macchè, in un mondo con problemi economici, ambientali e sociali devastanti l’unico scontro diretto tra i due candidati alla Casa Bianca è stato semplicemente squallido.

Posso esprimere un concetto pesante? Se forse anche Trump fosse stato sostituito in corsa i repubblicani avrebbero vinto il 5 novembre a mani basse e il mondo di domani sarebbe stato molto diverso ma non necessariamente peggiore da come è invece diretto oggi – non si sa poi bene da chi – nello studio ovale della Casa Bianca. Ha proprio ragione Papa Francesco: alla fine la scelta sarà “tra il minore dei mali”.

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