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Politica

GIGANTESCA IMPRONTA

GIUSEPPE ADAMOLI - 20/09/2024

degasperiÈ stato un grande leader troppo rapidamente dimenticato dopo i suoi fondamentali otto anni di governo. A questo proposito val la pena di ricordare le ali di folla che s’ingrandivano stazione per stazione nel viaggio in treno della sua salma dalla Valsugana a Roma nel 1954. Quest’anno mi è parso di notare qualche attenzione in più: articoli, studi e, recentemente, un bel libro di Antonio Polito “Il costruttore”, edizione Mondadori.

Eppure dalla storia di De Gasperi ci sarebbe molto da imparare. Non parlo solo della sua assoluta onestà materiale e intellettuale che tanti storici considerano impareggiabile, ma della sua opera politica. Fondatore e primo segretario della Dc, certo, ma soprattutto il più grande leader politico e morale dell’Italia repubblicana e democratica.

Nel libro che ho citato viene raccontata la “sua gigantesca impronta” sull’Italia con le grandi riforme che cambiarono nel profondo la struttura sociale del Paese. Detto questo per onorarne la memoria, vorrei soffermarmi, molto brevemente, su tre punti controversi toccati dalla discussione di quest’anno: la laicità della politica, la domanda sul successore, il sogno incompiuto.

Laicità della politica. La sua fede religiosa era vissuta con altissimo ardore come testimoniato da personalità del suo tempo anche di tendenze culturali assai diverse. Eppure ha fatto dell’autonomia della responsabilità civile e civica la sua ragione di vita. Celebre il no degasperiano alla volontà del Vaticano di Pio XII sull’alleanza con missini e monarchici nel 1952 a Roma. Ma questa è stata solo la punta dell’iceberg della sua opera. La sua visione vedeva la religione sempre come fonte d’ispirazione ideale e mai come ossequio governativo neppure alla Santa Sede.

Il successore. Molte ipotesi sono state fatte. La mia suggestione ha il nome di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978 con l’esito di cambiare il corso della storia italiana. Non è stato accertato che la famosa affermazione “La Dc partito di centro che guarda a sinistra” sia stata effettivamente da lui pronunciata per primo. Ma c’è una frase testuale di De Gasperi che poi, sia pure con parole diverse, si ritroverà in Moro: “Se sinistra vuol dire apertura vero il progresso sociale e verso la giustizia per i lavoratori, allora non è vero che non vogliamo andare a sinistra. Siamo per principio a sinistra, ma solo in questo senso”.

Il sogno incompiuto. Si riferisce alla necessità di costruire una vera Europa politica. Certo, l’Europa che abbiamo è partita da De Gasperi, dal francese Schuman e dal tedesco Adenauer con l’apporto di grandi pensatori europeisti come Altiero Spinelli. Ma De Gasperi voleva che l’Europa fosse fondata su Difesa e Sicurezza e con un solo esercito. Stava male quando quella discussione era in corso a Bruxelles e sarebbe morto poco dopo. Difficile immaginare se sarebbe cambiato qualcosa se avesse potuto essere presente in quella storica occasione: molti studiosi pensano che la Francia avrebbe avuto molte più difficoltà ad ostacolare quel traguardo.

Quel traguardo che oggi pare quasi irraggiungibile.

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