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Apologie Paradossali

IL PROGETTO, GLI ATTORI

COSTANTE PORTATADINO - 20/09/2024

draghi(C) Gli amici, direttore in testa, vogliono un’Apologia sul Rapporto Draghi. Non so se me la sento, occorrerebbe un’analisi accurata, del testo, degli istogrammi e delle statistiche, che eccede le mie capacità e la disponibilità di tempo.

(S) Te la sei un po’ cercata la volta scorsa, accennando alla necessità di un nuovo inizio per l’Europa (UE), sollecitato proprio dal Rapporto Draghi, poi hai scantonato su De Gasperi, scivolando sul paragone “doppio Piano Marshall” necessario all’UE, di fatto negando che il fattore limitante, come ha suggerito la quasi totalità dei commentatori-economisti, sia la somma necessaria per gli investimenti, affermando che invece mancano oggi doti politiche come quelle di De Gasperi e dei suoi alleati e persino dei suoi avversari politici che allora furono determinanti .

(C) Se è solo per questo, non faccio fatica a ripeterlo. La ricostruzione del dopoguerra si basò su una tensione unitaria di fondo, nonostante l’asprezza della lotta politica; non vedo questa unità, nemmeno una pallida imitazione a livello europeo, oggi. Però, proviamo insieme a catturare qualche idea. La prima impressione è che D. sia andato ben oltre il suo mandato. Avrebbe dovuto preparare un documento sulla competitività europea, ovviamente a confronto con i principali attori mondiali, USA e CINA. Ma fin da una prima anticipazione, risalente allo scorso aprile, era evidente che avrebbe proposto un cambiamento radicale, tanto da far pensare che far filtrare tali contenuti fosse una velata autocandidatura alla presidenza della Commissione. Non essendosi verificate le condizioni per un tale risultato, la presentazione dei contenuti nel momento attuale, sulla soglia dell’approvazione della composizione proposta da UVdL, rischia di essere contemporaneamente velleitaria e divisiva, quasi volesse farsi rimpiangere, più che apprezzare.

(O) Come dire che la politica se non è pragmatica è sempre utopistica! Ma se è solo pragmatica, come quella italiana degli ultimi anni, anzi decenni, mirata solo al successo elettorale immediato, porta a sprechi ben maggiori di quella rivolta ad un più lontano futuro e di cui i governanti di oggi non vedranno i benefici.

(S) Chi ha potuto analizzare il Rapporto prima di noi mi segnalato due criticità: l’insufficiente considerazione del rapporto tra strutture di ricerca (università ed enti specializzati) e strutture produttive, così che le prime non hanno fondi sufficienti e le seconde investono solo in funzione del risultato economico derivante dal contributo pubblico ricevuto, cioè praticamente non investono. Questo ci lascia indietro rispetto a Usa e Cina, che per opposti motivi e strategie politiche riescono a ottenere risultati duraturi. La seconda osservazione è che non si tiene conto della crisi demografica, oggi crescente persino in Cina, che potrebbe mettere una palla al piede allo sviluppo globale. Ma questo è un punto prima culturale che di economia politica. È la perdita della speranza della generazione oggi fertile; su questo nessuna proposta solo economica potrà avere successo.

(C) Tutto questo porta a un finale pessimistico: le migliori proposte, le analisi raffinate, gli scatti d’orgoglio, financo i rigurgiti di moralismo finiranno in chiacchiere o peggio, in rancorose meschinità. Torno a De Gasperi: fu capace di ricominciare perché aveva conosciuto la sofferenza e non aveva fatto in tempo a dimenticarla. Quando andò in Usa per la prima volta gli fecero in fretta un cappotto nuovo, perché da Presidente del Consiglio portava quello vecchio, rivoltato. (Si vedeva per la bottoniera dal lato sbagliato.)

(O) Va bene, Draghi, si diceva, non è Mandrake, non lo è stato, non ha voluto esserlo quando forse avrebbe potuto, evitando le elezioni anticipate con una convinta discesa nella politica vera, non da tecnico imprestato. Non è infondato il timore che anche in UE finirà così, un bel libro dei sogni e nessuno che tiri per i piedi gli europei di ogni lingua e colore per dare loro una sveglia. Io però ci voglio credere. La speranza è una virtù capace di superare anche le più tristi aspettative.

(C) Così mi rubi la conclusione. La speranza è che dopo l’eventuale fallimento (non desiderato) del rapporto Draghi si riesca a capire che quel che manca non è l’intelligenza del progetto, nemmeno la possibilità di finanziarlo, ma la forza della rappresentanza politica: alla fine si deve arrivare a superare il velleitario unanimismo delle nazioni, concepibile quando erano sei, al massimo nove, non ventisette, a capire che un Parlamento eletto su liste veramente europee e non nazionali avrebbe molta più autorevolezza e la trasmetterebbe ad un vero governo, responsabile verso i popoli e meno influenzabile dalle Lobby più potenti, proprio perché, esse sì, transnazionali.

(C) Costante (S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti

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