Culture and Democracy: the Evidence. Con questo titolo la Commissione Europea ha presentato un rapporto indicando le consistenti prove sul legame tra partecipazione alle attività culturali e democrazia, con ricadute sulla coesione sociale e sull’impegno civico.
Questa prova, the Evidence, può sembrare l’uovo di Colombo visto che lo studio è stato diffuso a giugno in clima elettorale. Il che non ci esime dal riflettere e dal chiederci di quale cultura stiamo parlando: un’informazione corretta documentata? Gli strumenti per abitare i tempi e magari non semplificare la complessità del mondo? Entreremmo in un labirinto di molteplici definizioni di cultura, con una grande varietà persino di significati diversi, che non sempre corrispondono alla nostra idea di cultura.
Ci basta la riflessione e l’invito che fece Pier Paolo Pasolini di continuare a leggere perché piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te un ‘esperienza speciale che è la cultura. Non c’è dubbio che la cultura, anche quella che si acquisisce non solo dai libri, è prima di tutto un’esperienza individuale e interiore, a volte disinteressata. Se riesce in seguito a trasformarsi in salute democratica, è solo auspicabile. Ma a monte bisogna capire il bisogno sia individuale sia sociale di cultura. Forse a questo scopo potrebbe essere utile – anche se non esaustivo – indagare su alcune offerte culturali del nostro territorio rivolte per lo più a persone curiose, magari non giovanissime e liberate dal tempo lavoro.
Uno zoom su un ambito spesso non analizzato, perché non quantificabile nel cosiddetto consumismo culturale. Una mappatura dei corsi, che vengono lanciati dopo la pausa estiva, come quelli di Ugate, Università di Gavirate per Adulti e Terza Età, costituitasi nel 2016 per iniziativa di Lions Club International, o altri curati dalle più svariate associazioni, oltre ai corsi di Amministrazioni Comunali rivolti ad un target molto differenziato, darebbe una fotografia di alcun bisogni culturali e di come si siano evoluti negli anni.
Basti pensare alla Storia di UNItre. Nacque in Francia nel 1973 – arrivò in Italia, precisamente a Torino, due anni dopo – creata da Pierre Villas attento all’apprendimento della terza età. Se definire la terza età è oggetto, oggi più che mai, di adeguamenti sociali e culturali, queste particolari università, nate per trasformare la forza-lavoro in forza culturale per chi era in pensione o fuori dal mondo del lavoro, hanno avuto anche in Italia una crescita continua, promuovendo l’integrazione degli anziani nella vita culturale e sociale. Sono aperte a tutti, “senza barriere dettate dal titolo di studio e – di fatto – senza alcun limite di età”. Un ponte tra le generazioni. Non a caso oggi si preferisce chiamarla l’Università delle Tre Età. Attivissime anche a Varese e in provincia, come a Saronno e a Tradate
In questa breve carrellata su vari modi di proporre la cultura e di farla vivere non può mancare una delle ultime arrivate a livello cronologico. Si tratta di Unicagnola, con sede nella prestigiosa villa di Gazzada. Dall’autunno del 2023 ha iniziato la sua attività. Sul sito (www.unicagnola.it) si legge la presentazione che ben riassume la mission. Un’università aperta a tutti, che vuole andare oltre la pura trasmissione di conoscenza ed abilità, superando il mero intrattenimento, e che mira a generare una comunità di persone disposte al dialogo e al confronto.
Una proposta culturale caratterizzata da un ricco programma di corsi rispettosi ad un progetto ben preciso e rispondente a obiettivi significativi: far conoscere gli argomenti secondo i diversi saperi, educare alla riflessione, orientare al senso critico e al discernimento etico, in uno spirito di collaborazione con altri enti istituzionali. Il tutto per generare una comunità di persone disposte al dialogo e al confronto. Insomma una prova di cultura.
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