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Fisica/Mente

PALLE MIRACOLOSE

MARIO CARLETTI - 13/09/2024

trofoderminCosa ci azzeccano i testicoli del toro con Sinner? A prima vista nulla ma invece con una veduta un po’ più ampia c’è un vero e proprio legame storico.

Purtroppo per questi potenti animali, i romani già diverse centinaia di anni fa, scoprirono che applicando alle ferite delle fette di testicoli di toro, la guarigione arrivava in tempi più rapidi.

Cosa fosse alla base di questa potenzialità farmacologica ovviamente i romani allora non potevano saperlo ma l’intuizione fu perfetta perché oggi noi sappiamo perché ciò accade.

In queste ghiandole animali infatti sono contenute diverse sostanze tra le quali il testosterone, un ormone prodotto anche dall’uomo, che ha tra sue caratteristiche anche quella di favorire la cicatrizzazione dei tessuti.

Scontato quindi che l’industria farmaceutica (come è avvenuto per diverse molecole naturali) abbia sfruttato questa potenzialità andando a creare un prodotto per curare le ferite, che ha alla base questa sostanza.

È nato così il clostebol (spray o crema) commercializzato liberamente (da banco quindi senza ricetta) ma solo in Italia ed in alcuni stati del sud America.

Poiché il testosterone è considerato proprio per altre sue caratteristiche (favorisce la crescita muscolare, aumenta l’aggressività etc etc) una sostanza doping, è bandito a chiare lettere dal mondo dello sport ed il suo utilizzo fa scattare immediatamente il warning (l’attenzione) dei laboratori ed a cascata i controlli, le ricerche e le eventuali sanzioni.

Il Clostebol non è altro che testosterone al quale è stato legato un atomo di Cloro ed è proprio questo atomo che balza immediatamente agli occhi di chi controlla le urine degli atleti.

Ricordiamo che questa sostanza può essere assunta sia per via sistemica che per via transdermica (crema e spray appunto) e che è stato scientificamente provato che una stretta di mano è sufficiente a creare un passaggio di molecole.

Di atleti positivi al clostebol è piena la storia, anche di semplici sportivi in transito per l’Italia che hanno utilizzato questo prodotto per una lesione cutanea (trovandolo al banco) ed hanno poi dovuto a fare i conti con una positività.

Quindi senza voler fare i giudici è ovvio che il problema esiste e che nasce sicuramente dalla superficialità di chi usa questa sostanza ma forse qualcosa in più potremmo farla tutti.

Il fatto che in questo caso il soggetto coinvolto è Sinner (cioè un punto di riferimento mondiale non solo a livello sportivo) potrà essere la volta buona.

Cosa ci insegnano oggi i fatti? Primo che attorno ad uno sportivo top ci deve essere una protezione massima possibilmente gestita con metodo da una singola persona. Per gli sportivi professionisti italiani è il medico sociale nel caso specifico di Sinner vale la pena ricordare che il tennis non rientra per legge tra gli sport professionistici. Il medico a cascata informa tutti coloro che vengono a contatto con l’atleta (dai massaggiatori agli osteopati ai cuochi etc etc) che cosa non posso fare. Ne consegue che la prima regola è che nessuno deve fare uso (e nemmeno i suoi famigliari) di un farmaco proibito o se lo fa il medico deve averne conoscenza.

Secondo oggi i mezzi di ricerca delle molecole nei liquidi biologici hanno raggiunto livelli di precisione ben più elevati di prima: un cucchiaino di caffè di clostebol diluito nell’acqua di una piscina olimpionica viene rilevato oppure basta una stretta di mano per diventare positivi. Vanno finanziate ricerche che permettano di distinguere tra sostanza assunta in modo sistemico e quindi effettivamente dopante e quelle assunte per via cutanea (in quantità sotto effetto reale).

La lotta al doping deve essere sentita dagli atleti come una tutela per la loro salute e per l’equità prestazionale non come una spada di Damocle usata per di più senza regole certe.

Infine la casa farmaceutica che produce il medicinale non ha colpe perché segue ciò che la legge dice: sicuramente si potrebbe essere più accorti e rivedere l’accesso da parte dell’utente non lasciando più questa pomata come semplice prodotto da banco magari rendendo obbligatoria la ricetta per averla o stimolando gli esercenti ad una comunicazione ancora più attiva nel momento della vendita.

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