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Società

SANITIÈ!

GIOIA GENTILE - 13/09/2024

listeSe avete un po’ di pazienza e non siete inclini all’irritabilità, vi racconto come una mia parente sia riuscita ad ottenere l’appuntamento per una visita medica con il Servizio Sanitario dopo circa sette mesi di tentativi.

7 agosto. Fiorenza mi chiama: “Ho telefonato al numero verde di Regione Lombardia per prenotare la visita dermatologica”. “E ci sei riuscita?” le chiedo, sapendo che ci sta provando da mesi, che l’impegnativa nel frattempo è scaduta e ha dovuto farsene fare un’altra e che ogni volta si è sentita rispondere “non c’è posto/ non abbiamo l’agenda”. Mi dice di sì, ma poi fa una pausa…”Per quando?” le chiedo. “Luglio 2025. A Lomazzo” “Lomazzo? E dov’è?” “In provincia di Como” “E hai accettato?” “Certo che no, come ci arrivo? E poi nel 2025?”

Allora le suggerisco di mandare una mail a Fontana, Presidente della Lombardia. Le do l’indirizzo della sua segreteria, che compare sul sito della Regione, e le dico: “Non ti risponderà di certo, ma almeno si renderà conto che siamo esasperati”. E la mail che gli invia lo stesso giorno, benché educata, è inequivocabilmente esasperata.

8 agosto. Tra lo stupore suo e mio riceve dall’URP dell’ATS Insubria una telefonata, seguita da una mail, in cui le chiedono le fotocopie dell’impegnativa, della carta d’identità, della tessera sanitaria, l’autorizzazione al trattamento dei dati e l’indicazione della sede ”di prima scelta”. Fiorenza esegue diligente.

9 agosto. L’ATS Insubria trasmette con una mail la richiesta di Fiorenza all’ASST Settelaghi, e “chiede cortesemente di fornire riscontro direttamente all’Utente e per conoscenza a questo URP” e, in caso di necessità, “fare riferimento al Dipartimento PAAPSS.” A questo punto la situazione comincia già ad apparire kafkiana.

Lo stesso giorno, dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico e Comunicazione dell’ASST Settelaghi una persona che si firma solo col nome. – non ho mai capito perché chi lavora per un ente pubblico, che di noi conosce tutti i dati, debba presentarsi solo col nome proprio – le scrive che comprende le ragioni che l’hanno indotta a scrivere. E poi aggiunge: “Tengo a precisare che la nostra ASST ha attivato un nuovo percorso, in ottemperanza a Linee Guida Regionali, per la presa in carico e gestione della prenotazione delle prestazioni ambulatoriali, nel rispetto delle priorità. Vi si accede direttamente agli sportelli CUP aziendali, a cui quindi la invitiamo a recarsi munita di impegnativa e tessera sanitaria, per la prenotazione della prestazione.”

Ci siamo fatte tutt’e due una risata: ma come? Era partita dal CUP e dopo tutti questi giri deve tornarci? Comunque, l’idea del misterioso “nuovo percorso” ci incuriosisce e Fiorenza decide di non demordere e di tornare al CUP. L’impiegata le risponde che non c’è nessuna disponibilità e, dopo essere stata informata della corrispondenza intercorsa tra Segreteria di Fontana, Insubria e Settelaghi, dice che di questo “nuovo percorso” non sa nulla e che l’unica cosa che può fare è metterla in lista d’attesa. Poi, colta da uno scrupolo, controlla se nel frattempo si è per caso liberato un posto. E, miracolo, il giorno successivo ci sarebbe un posto. A Menaggio. Impossibilitata ad arrivarci, Fiorenza rifiuta.

22 agosto. Fiorenza, sollecitata dall’impiegato dell’ATS Insubria – che, a dire il vero, si è dimostrato molto solerte e si è sempre firmato con nome e cognome – racconta la sua esperienza al CUP, chiarisce le ragioni per le quali non avrebbe potuto recarsi a Menaggio – tutte oggettive e documentabili – e conclude di sentirsi presa in giro.

L’ATS Insubria invia allora all’ASST Settelaghi una mail, con posta certificata urgente, sollecitando l’evasione della richiesta di prenotazione.

29 agosto. L’ASST Settelaghi invia a Fiorenza la prenotazione di una visita per il 19 dicembre (di quest’anno!) presso l’Ospedale di Circolo di Varese. Ci sono voluti sei mesi di attesa e 22 giorni di carteggi per ottenere una visita specialistica tra quattro mesi.

Se siete riusciti ad arrivare indenni fino a questo punto, vi starete facendo le mie stesse domande. Tra le altre, le seguenti: e se l’interessata non fosse stata così determinata? Se non avesse scritto al Presidente della Regione? Se non avesse un computer né uno smartphone? Se non si orientasse nella tecnologia digitale? Penso alle persone più fragili e mi sento profondamente delusa.

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