Dove sono, se ancora ci sono, i “non luoghi” raccontati dall’antropologo francese Marc Augé? L’elenco di Augé comprendeva stazioni, aeroporti, centri commerciali, luoghi vari della modernità che si andavano trasformando in spazi anonimi, destinati ad essere dei crocevia di transito per individui sottomessi alla velocità del tempo presente e sempre più poveri di relazioni interpersonali.
Sì, dei non luoghi ci sono ancora, ne ho riconosciuto qualcuno in questa torrida estate varesina.
Mette un po’ tristezza il pensiero che li frequentiamo senza vedere le persone, impegnati come siamo nelle corse della quotidianità: andare e tornare, spostarsi, fare acquisti, fermarsi solo il tempo necessario al tal compito da svolgere.
Ma se osservassimo bene potremmo cogliere alcune potenzialità sotto l’apparente insignificanza di certi “non” luoghi.
Ve ne propongo qualcuno. Il primo è un muretto alla base di un terreno scosceso che delinea il marciapiede di un’ampia curva in una via periferica della città.
Il muretto è stato individuato per la sosta da due anziani signori arrivati da chissà dove che per un paio d’ore al giorno vi rimangono seduti fino al tramonto. Passando in auto non si può non notarli. I due paiono aspettare solo che il tempo passi, per animarsi, credo, con qualche passante da salutare e da cui avere a loro volta un saluto. Magari cercano di intercettare con lo sguardo qualche fedele che si reca o torna dalla messa serale nella chiesa che sorge al di là della curva e di cui vedono solo la parte retrostante.
Li vedo spesso quando transito in auto per raggiungere a valle il centro commerciale che d’estate è frequentato da anziani e vecchi in cerca del refrigerio dell’aria condizionata.
All’interno del grande emporio se ne vedono numerosi seduti o in cerca di un posto sulle panchine della galleria. Il luogo è attrattivo per chi desidera distrarsi tra la folla che si muove in un flusso costante nei due sensi di marcia.
Un vecchio signore in tenuta da piscina scruta i passanti e tende l’orecchio per cogliere qualche spezzone di discorso: sarebbe pronto a chiacchierare con chiunque. Noto che gli habitué delle panchine sono conosciuti e riconosciuti dai vigilanti e dai lavoratori interni al centro, così spesso ci scappano un saluto e una chiacchiera.
In questo non luogo è evidente che il tempo scorre più veloce che nei lunghi pomeriggi davanti alla TV. Infine mi sono imbattuta in un originale non luogo: la fermata dell’autobus con pensilina protettiva.
Spesso ci vedo un uomo seduto che non aspetta alcun autobus. All’autista che sta per fermarsi fa segno che no, lui non deve salire. In effetti sta solo presidiando il luogo perché alla fermata dell’autobus urbano è facile scambiare qualche parola sia con la gente in attesa sia con le persone appena scese dal mezzo.
L’anziano alla fermata conosce bene gli orari, sa se il bus è in ritardo, se è saltata una corsa, se c’è sciopero, se l’orario in vigore quel giorno è quello estivo oppure quello “non scolastico”.
Il tempo scorre lento in attesa dell’autunno e io, raccontandovi questi flash di vita quotidiana ho dimenticato di segnalare che i frequentatori dei non luoghi sono anziani, sì, ma in prevalenza maschi, che cercano e spesso trovano qui alternative alla solitudine della città estiva.
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