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Apologie Paradossali

UNO E PLURALE

COSTANTE PORTATADINO - 13/09/2024

de-gasperi(C) Non è facile ricominciare. Che si tratti del nostro dialoghetto, del governo dell’Italia o dell’Europa.

(O) Settembre è il mese della riflessione, della perplessità, dei cambiamenti che procurano divisione: il 20 del 1870, l’8 del 1943.

(S) Aiutiamoci con un ricordo, tardivo, se volete perché la data giusta sarebbe 19 agosto, della morte di De Gasperi, il politico cui riconoscere il merito principale del nuovo inizio della vita politica democratica italiana, dopo il fascismo e la devastazione bellica. Anche il quotidiano locale vi ha dedicato un paginone.

(C) Veramente ci sarebbe bisogno di ricominciare, in Italia e in Europa. Ce lo suggerisce il “Rapporto Draghi, i cui toni allarmati suggeriscono un significativo parallelo col Piano Marshall, con la richiesta di copiosi investimenti strutturali. Guardare a De Gasperi potrebbe darci utili suggerimenti.

Non si può negare che la situazione di allora fosse ben peggiore. Se oggi possiamo lamentare una divisione “ideologica” destra/sinistra, quella reale, conseguente alla pessima gestione dell’armistizio e all’occupazione tedesca di gran parte della penisola, innervava altri contrasti: monarchia/repubblica, fascismo/Resistenza, conservatori/socialcomunisti, èlite borghese/ popolazione operaia e contadina. Collocare in questo contesto una proposta politica non solo vincente ma realmente unificante poteva sembrare impossibile. Non deve sorprendere se a 70 anni di distanza dalla morte anche le interpretazioni consolidate (per certi aspetti opposte) possono essere messe in discussione.

La storiografia marxista e laicista ha enfatizzato il tema dell’anticomunismo, sostenuto dagli accordi di Yalta e dal sostegno politico ed economico degli Stati Uniti, di cui l’accusa di “continuismo” con gli aspetti economici e socialmente conservatori del regime. Quella d’ispirazione cattolica ha preferito sottolineare, pur attraverso l’egemonia fascista, una continuità dottrinale e pastorale, che lo stesso De Gasperi contestava, scrivendo in una lettera a Jacini ricordata da Scoppola, che il seme della democrazia non era stato conservato dall’Azione Cattolica, ma dai pochi Popolari rimasti attivi in semiclandestinità.

Se ripenso all’inizio della mia attività politica, cinquant’anni fa, credo di risentire una presenza, un profumo persistente degasperiano nelle persone che lo avevano conosciuto e quasi nei luoghi che hanno avuto la sua presenza. Da questa memoria traggo una considerazione paradossale: non bisogna eliminare nessuna di due componenti apparentemente contradditorie: la solitudine del Nostro, anche oltre i lunghi anni del fascismo, e la ricca pluralità di personaggi e di posizione ideali e storiche che confluirono nella prima Democrazia Cristiana.

“Uomo solo”, secondo la definizione della figlia Maria Romana lo fu sicuramente nel periodo della persecuzione e di quella specie di esilio in Vaticano, ma secondo me anche nella fase di costituzione della DC e nella fase dei suoi primi governi. Ma non fu un limite, anzi fu la condizione per poter essere il punto di convergenza della pluralità di anime e culture teologiche e politiche del nuovo partito dei cattolici. Non fu “uomo” di nessuna corrente, né di pensiero, né di interessi, così che poté dare anche alle scelte in superficie più divisive (la riforma agraria, il Patto Atlantico, l’accrescersi progressivo della tutela sociale, la valorizzazione del sindacato e dell’impresa privata, l’intervento dello stato nell’economia) la connotazione di un interesse nazionale necessario. Devo assolutamente notare che questo contesto politico, unitario nella diversità, è ciò che ha consentito la redazione della Costituzione nei termini di equilibrio e di comprensività che ne consentono l’attuale validità. De Gasperi ne deve essere considerato uno dei principali artefici, pur avendo dedicato in quel tempo la sua opera al governo e non alla redazione del testo. Il pluralismo di idee politiche nella Dc fu dal Nostro contenuto e in certo modo anche osteggiato, in nome dell’unità del partito, specialmente all’inizio. Ma la capacità di accoglienza di personalità e di culture diverse inevitabilmente, ma positivamente, portò a quella seconda fase della Dc caratterizzata dalla presenza di correnti organizzate, diventate determinanti proprio in conseguenza del suo ritiro effettivo dalla vita politica attiva, conseguente al mancato conseguimento del premio di maggioranza nelle elezioni del 1953. L’ultimo merito paradossale di De Gasperi fu proprio quello di aver reso possibile, per grandezza d’animo e lungimiranza, quell’evoluzione politica che aveva contrastato nei suoi anni di governo.

(O) Se in questo troppo sintetico ricordo volevi trarre un suggerimento ai governanti europei ed italiani per ricominciare, per introdurre una fase nuova di ricostruzione civile e politica di Stati che sembrano disgregarsi nel populismo, ti riconosco suggestioni affascinanti, ma temo, inascoltabili dai vari Meloni, Macron, Scholz, Von der Leyen, Orban, ecc., per non volare fino a Trump e Harris. Furono anni particolari, quasi una “primissima Repubblica” diversa anche rispetto al successivo quarantennio di egemonia democristiana. Ricordare ci aiuta a capire, ma non ci dà ricette per oggi.

(S) Se capissimo veramente! Forse basterebbe capire che il segreto di De Gasperi fu di non pretendere di avere in mente e in mano la soluzione perfetta, ma di volere comunque il meglio possibile non per la propria carriera e nemmeno per la propria parte, ma per l’intero Paese.

(C) Costante (O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi

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