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Andateci

LA SALITA DELL’AGUGGIARI

SILVANO COLOMBO - 13/09/2024

sacro-monteCon tutte le volte che ho scritto della Fabbrica del Rosario sul monte di Santa Maria sopra Varese, ho sempre dato per scontato che tutti voi sapeste chi ne era stato l’autore, se non altro perché chissà quante volte all’anno percorrete in automobile il viale Aguggiari, che da Varese porta a Sant’Ambrogio, e sapete per certo chi fu costui.

Lo ricordo brevemente perché ripetere certe cose non fa mai male.

Giovanni Battista Aguggiari, di Monza (dove nacque non si sa in quale anno, ma fatti i conti, verso il settimo-ottavo decennio del Cinquecento), morto a Varese tra il 1629 ed il 1632, cioè negli anni della pestilenza, fu padre cappuccino, devotissimo della Madonna, prima di quella del monastero di Lucerna, sopra il colle Wesemlin, dove era padre guardiano, poi di quella di Monza, dove pure fu padre guardiano del locale monastero, infine della nostra di Santa Maria del Monte sopra Varese, alla quale pensò di dover dedicare qualcosa: le quindici cappelle del Rosario con annessi e connessi.

Alcune considerazioni del tutto superflue: non capita tutti i giorni che per devozione un frate cappuccino decida di mettere in piedi qualcosa di monumentale per tener fede ad un suo personalissimo voto e che voglia farla maturare negli altri.

Non capita tutti i giorni, anzi capita sempre, che quando egli comunichi questo suo pensiero si senta dire che non ci sono i soldi per realizzarlo. Noi di Varese siamo i primi a mettere avanti le mani, non nelle saccocce, per lasciar fare e vedere come va avanti il prode sognatore, salvo alla fine congratularsi per lo straordinario esito dell’impresa, che ha portato lavoro e denari per un secolo ad almeno due generazioni di gente.

Non capita che il Padre non ci faccia caso e dica: ci penso io ad andare in giro a fare sermoni e a promuovere l’impresa e a tirar su elemosine, donazioni, materiali, grano, oro, e tutto quello che serve per “foraggiare” il folle volo.

Per farvi apprezzare la semplicità del pensiero dell’Aguggiari, e l’azione conseguente, vi racconto come fece a mettersi in azione.

Rimontiamo all’anno 1604, quando per riaversi da una perniciosissima malattia, scampata grazie all’intervento della Madonna, chiese ed ottenne dai Superiori di venir esonerato dalla guardianìa di Melzo ed essere inviato a Casbeno-Varese dove avrebbe recuperato le forze nel locale Monastero vecchio che noi sappiamo essere esistito per via di una targa stradale che lo ricorda.

Nella riunione dei Padri era stata discussa e risolta la richiesta delle Romite di Santa Maria del Monte di avere un predicatore che le potesse servire, ed il padre fu incaricato del servizio.

Andando dalle Romite per sentieri e viottoli e boschi e prati si rese conto che le quasi cinquecento processioni che all’anno andavano alla Madonna del Monte dovevano essere agevolate nella salita. Bisognava pensare ad una via che fosse sacra, cioè con momenti di preghiera, servita da prese d’acqua, fontane, ben acciottolata, insomma una impresa da poco ribaltare la salita al borgo per il versante attuale.

Basta fare una salita con i quindici misteri del Rosario, da far meditare lungo il percorso, con una processione ben ordinata, che non corresse il rischio di disperdersi nei boschi o far scivolare i componenti sulle pendici rocciose della valle del Vellone.

Il serafico padre ne parlò alle Romite, che condivisero il pensiero ma avvertirono subito di non avere denari. Ne parlò, cammin facendo nello scendere a Varese, con il loro confessore, don Cesare Tettamantio, e con il loro deputato, il varesino Giuseppe Dralli, che agì come sopra detto: non ci sono soldi.

C’era anche il Bernasconi, l’architetto detto il Mancino, che avrebbe seguito tutta l’operazione divenendo progettista e direttore dei lavori, che non disse nulla pregando in cuor suo che l’azione dell’Aguggiari andasse a buon fine come tutti noi vediamo.

Era l’estate del 1604 quando avvenne il breve discorso, subito mandato a monte. Ma l’Aguggiari sapeva cosa fare e come. Fece sapere, durante i sermoni che andava predicando le domeniche, quale era il suo proposito. Il parroco di Malnate, don Vincenzo Gigli, che era stato confessore delle Romite, si infervorò alla proposta e disse: “Padre, venga da me alla festa di San Martino [l’11 novembre, se non lo ricordate], e ne parli in chiesa.”

Dal pulpito il Padre fu talmente convincente che con un colpo di teatro gettò a terra il suo mantello (ricordate che San Martino, cavaliere, lo aveva diviso con un povero) e vi lasciò cadere un fazzoletto (che allora era oggetto di gran pregio), invitando i presenti a collocarvi le loro offerte. Don Gigli vi mise dell’oro, uomini e donne, a gara, concorsero come potevano finché arrivò una giovane ragazza da marito, contadina, che non aveva altro che due scarpe da ballo comperate con tutti i suoi risparmi. Le gettò sul mantello, dicendo di rinunciare al ballo, e a conferma della improvvisa conversione andò dal suo parroco, che era di un paese vicino, e gli disse: “Monsignore, ho trovato il mio Sposo”. Quegli ribattè: “Lo so, che ti devi sposare!”. E lei: “il mio Sposo è il Signore” e andò a farsi monaca dalle carmelitane.

Domenica 14 novembre 1604 il popolo di Malnate andò in processione alla Madonna del Monte. Era composta da dodici vergini incoronate, da una che portava in alto una tabella sulla quale erano stati fissati gli anelli e gli oggetti d’oro, dal popolo ed alla fine da cavalli che portavano sacchi di grano.

Ve li immaginate, da Malnate a Santa Maria? Oggi le processioni sono vietate. Inciampo per la circolazione degli autoveicoli.

Gira la voce dell’impresa che il Padre sta promovendo, e quelli di Castiglione lo invitano al sermone della messa di mezzogiorno di domenica 21. Quelli di Binago lo pregano di andare prima da loro. Aguggiari, va alla prima messa di domenica, a Binago, poi a Castiglione, dove arriva che la messa sta giusto finendo, poi torna indietro e si ferma a Vedano, sempre sermoneggiando con vigore.

Infine ritorna a Malnate a riferire come vanno le cose. Gli uomini di Malnate, sentendo come monta l’impresa, si ritirano a deliberare e dicono al Padre: “Siamo stati i primi a sostenerla, vogliamo essere i primi a dare una mano ai lavori. Mettiamo a disposizione cinquanta uomini pagati per incominciare quando lei lo dirà”. Ed il serafico Padre Aguggiari risponde loro: “Domani mattina”. Fu così che lunedì 22 novembre (data a me molto familiare) del 1604 si iniziò a sbancare il sito della Chiesetta della Immacolata per dare spazio alle prime processioni. Fu Malnate che iniziò la Fabbrica del Rosario sul monte di Santa Maria, pensiero di Padre Giovanni Battista Aguggiari di Monza, frate cappuccino. Lode a lui.

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